venerdì 22 maggio 2015

IL PADRE DI GESÙ E PADRE NOSTRO È MISERICORDIA E PERDONO

Luis A. Gallo
(NPG 99-07-54)
Una delle manifestazioni più vistose della tenerezza di Dio è il suo atteggiamento di misericordia verso i peccatori. Gesù, stando alle narrazioni dei vangeli, fece toccare con mano più di una volta e in maniera molto commovente tale tenerezza accogliendoli e dando loro il perdono nel suo nome. 
Gesù sconvolge per la sua misericordia
Ci sono nei vangeli dei racconti che commuovono in maniera particolare. Tra essi, due in cui Gesù ha a che fare con delle donne, e per di più con delle donne peccatrici.

domenica 17 maggio 2015

Il Figlio: rivelazione di Dio come misericordia

Storia dell’amore di Dio
o il «mistero della Trinità» /2
Carmine Di Sante

Il racconto neotestamentario 
Passando dal racconto del primo Testamento o Antico Testamento a quello del secondo Testamento o Nuovo Testamento, si nota uno spostamento di accento che è necessario richiamare. Nelle scritture ebraiche Dio si rivela attraverso una pluralità di figure o personaggi che si succedono diacronicamente in un arco di tempo quasi millenario che va da Abramo a Mosè, a Salomone, a Davide, ai profeti, fino ai saggi e ai sapienti. Anche se tra queste figure eccelle, per la sua importanza, Mosè, il profeta al quale Dio parlava faccia a faccia (cf Dt 34, 10) e colui al quale viene attribuita la stesura stessa del Pentateuco (per questo nella tradizione ebraica i libri del Pentateuco sono considerati in assoluto i più importanti, a differenza della tradizione cristiana per la quale ad essere ritenuti tali sono i libri profetici), ciononostante la rivelazione di Dio nel primo Testamento si dispiega attraverso una pluralità di messaggeri e di testimonianze che, solo nel loro insieme e attraverso la molteplicità delle loro oggettivazioni narrative e testuali, disvelano il mistero di Dio e del suo amore.

sabato 16 maggio 2015

Gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera - Enzo Bianchi

Gesù pregava. Egli apparteneva a un popolo che sapeva pregare, il popolo che ha creato il Libro dei Salmi e ha trovato nella pratica di preghiera di Israele la norma che ha informato la sua stessa fede. La sua preghiera liturgica era improntata a modi e forme della preghiera giudaica del tempo, com'era vissuta nella liturgia sinagogale e nelle feste al Tempio di Gerusalemme (...) E' da tale fonte che Gesù ha tratto ispirazione per la sua capacità creativa. (...)
Grande rilievo ha, inoltre, la preghiera personale di Gesù. Il suo ministero pubblico è, infatti, intervallato da frequenti "ritiri", sopratutto durante la notte o al mattino presto, per pregare: «in luoghi deserti», «in disparte»,
«da solo», «sul monte» (Mt 14,23; Mc 1,35; 6,46; Lc 5,16; 9,18.28), in particolare, «secondo il suo solito, sul monte degli Ulivi» (Lc 22,39). Luca è l'evangelista che inisiste maggiormente sulla preghiera di Gesù, collegandola ai momenti salienti della sua vita e della sua missione (...).
Quella di Gesù è una preghiera personalissima, in cui egli si rivolge a Dio chiamandolo "Papà", con la sfumatura di particolare intimità e confidenza insita nel termine aramaico Abba: essa è porta d'accesso al mistero della sua personalità, tutta sotto il segno della filialità nei confronti del Padre amato. E a Gesù, che prega con insistenza e perseveranza, il Padre risponde entrando con lui in dialogo: «Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato» (Sal 2,7; Eb 1,5; cfr. Mc 1,11), parole che trovano nell'oggi della resurrezione il loro compimento (cfr. At 13, 32-33).

giovedì 14 maggio 2015

VOLTO DI CRISTO, VOLTO PIENO DI MISERICORDIA

Luis A. Gallo
(NPG 2004-08-34)
Continuando con la nostra esplorazione contemplativa del volto di Gesù Cristo, fissiamo ora lo sguardo su di un altro suo tratto, molto caratteristico, che lascia trasparire nitidamente il volto di Dio, il Padre suo e di tutti: quello di essere un volto pieno di misericordia.
L’atteggiamento di Gesù verso i peccatori
Nell’Antico Testamento si può seguire un filone abbastanza consistente che stabilisce una netta separazione tra i giusti, coloro cioè che compiono il volere di Dio manifestato attraverso la Legge di Mosè, e gli ingiusti o peccatori, ossia quelli che non si attengono a tale volere e conculcano la Legge. I primi sono visti come graditi a Dio e da lui benedetti, i secondi come da lui aborriti e perfino odiati (Sal 10,5; Sir 12,6). 
Con frasi abbastanza crude si arriva a dire che “Dio spezza loro i denti” (Sal 3,8), e che “tutti i peccatori saranno distrutti, e la discendenza degli empi sarà sterminata” (Sal 36,38), e ancora che “se i peccatori germogliano come l’erba e fioriscono tutti i malfattori, li attende una rovina eterna” (Sal 91,8). In questi termini il giusto esprime il suo più vivo desiderio: “Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi” (Sal 103,35); “Oh, se Dio sopprimesse i peccatori!” (Sal 138,19).

mercoledì 13 maggio 2015

Luca evangelista della misericordia

Elena  Bosetti 

Dante Alighieri definisce il terzo evangelista “scriba mansuetudinis Christi”, ermeneuta e narratore della  “mitezza” del Cristo. Anche oggi molti sono affascinati dal volto di Gesù che traspare dal vangelo di Luca: un Salvatore pieno di bontà, che mostra predilezione per le categorie deboli ed emarginate: donne e bambini, poveri e peccatori (1). Questi aspetti risaltano in alcune parabole indimenticabili ed esclusive di Luca: il buon samaritano, il fariseo e il pubblicano, l’epulone e il povero Lazzaro… Ma è sufficiente per meritargli il titolo di “evangelista della misericordia” (2)? Cosa giustifica la scelta di questo titolo? 

1.  Uno sguardo al lessico

Nel terzo vangelo (3) troviamo sei volte il sostantivo eleos, misericordia; è un dato rilevante in rapporto agli altri due Sinottici: in Mt ricorre infatti esattamente la metà e in Mc è del tutto assente.
Se osserviamo la distribuzione del termine, quando e dove Luca parla si misericordia, non possiamo nascondere una certa sorpresa: 5 su 6 occorrenze sono concentrate nel primo capitolo: 2 volte sulla bocca di Maria nel canto del Magnificat; 1 volta in bocca a Elisabetta che esalta la misericordia di Dio nei suoi confronti, e altre due volte nel cantico di Zaccaria, il Benedictus(4).
Sorprende questa concentrazione del termine nei due primi cantici: la madre di Gesù e il padre di Giovanni celebrano la misericordia del Dio d’Israele: il suo «ricordarsi» della misericordia (1,54), le sue «viscere di misericordia» (1,78) e il dispiegarsi della misericordia divina di generazione in generazione (1,50). La misericordia è il filo d’oro che attraversa il Magnificat e il Benedictus (5).

martedì 12 maggio 2015

Le parabole della misericordia (Lc 15), B. Costacurta

Bruna Costacurta


Vi propongo la semplice lettura di un capitolo bello del Nuovo Testamento che mostra il volto di Dio come Dio buono, che perdona, come Dio Padre. E’ il famoso capitolo 15 del vangelo di Luca. E’ il capitolo delle parabole della misericordia e del perdono che Gesù narra in risposta agli scribi e ai farisei, che si scandalizzavano del fatto che egli accoglieva i peccatori e mangiava con loro. Il capitolo è organizzato con le prime due parabole piccole, molto simili tra di loro, quella della pecora perduta e quella della dramma perduta e poi la grande parabola, molto più articolata, la parabola dei due figli, del figlio maggiore e del figlio minore. Tutto il capitolo è ben pensato; bisogna leggerlo tutto insieme, a cominciare dalle prime due parabole: il pastore con la pecora perduta e la donna che perde la dramma.
Il pastore e un donna, un maschio e una femmina, un modo per dire la totalità. Due personaggi che dicono però il credente in quanto tale. E formano un’unità. Tutto comincia: ‘Allora egli disse loro questa parabola’ e poi ‘questa parabola’ sono le due, come se fossero un unico blocco. E dopo, invece, c’è la parabola dei due figli che comunque riprende la tematica della altre due. È tutto in relazione. Perché dei due figli uno se ne va di casa e l’altro, invece, rimane; e però rimane perdendosi, perché bisogna che poi il padre vada in cerca pure di lui. Questi due figli richiamano in qualche modo le due parabole precedenti: la pecora se ne è andata, si è persa come il figlio minore che se ne va e si perde. La dramma pure si è perduta, però è rimasta dentro casa, come il figlio maggiore che, perso, però rimane dentro casa. Questa tematica del perdere e del trovare è quella che fa da collegamento a tutto quanto, insieme alla grande tematica della festa e della gioia, quando si ritrova quello che si perde. Vediamo da vicino questi due blocchi: le prime due che formano in realtà una parabola, e poi quella dei due figli.