giovedì 30 gennaio 2014

Luca 2, 22-40: Presentazione di Gesù nel Tempio (IV domenica Tempo Ordinario Anno A)

visualizzaIl padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l'anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. (...) 

Enzo Bianchi: http://www.monasterodibose.it/content/view/5554/47/lang,it/

Ermes Ronchi: Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio per presentarlo al Signore, ma non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna se lo contendono: Gesù non appartiene al tempio, egli appartiene all'uomo. È nostro, di tutti gli uomini e le donne assetati, di quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; di quelli che sanno vedere oltre, come Anna, e incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro. Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da un anziano e un'anziana senza ruolo, due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l'eterna giovinezza di Dio.

giovedì 23 gennaio 2014

Matteo 4,12-23: III Domenica Tempo ordinario - Anno A

visualizzaQuando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zabulon e terra di Neftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»...

Il primo discorso di Gesù, quello programmatico, premessa a tutto il Vangelo è formato da poche parole: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Convertitevi: non tanto pentitevi, ma rivolgete il vostro volto verso Dio, tornate a guardare a Lui, perchè Lui è vicino a voi. E lo dimostra cercando Lui stesso gli uomini che si sono allontanati, andando loro incontro, donando parole e gesti di speranza, di amore incondizionato, gratuito, di guarigione interiore (e di conseguenza anche esteriore).

mercoledì 22 gennaio 2014

Su anima e corpo san Paolo batte i Greci

di Gianfranco Ravasi, AVVENIRE di domenica 19 gennaio 2014

Come spesso gli accadeva, san Girolamo era stato sbrigativo: san Paolo «non curabat magnopere de verbis cum sensum haberet in tuto», “non si preoccupava più di tanto delle parole quando aveva messo al sicuro il significato”. Questo può essere vero per lo stile, meno per l’uso della lingua greca che egli aveva in realtà assunto e plasmato con molta originalità, assegnando a vari termini nuove e originali accezioni. Questo atteggiamento brilla soprattutto nella sua antropologia teologica che vorremmo approfondire tenendo conto in particolare dell’esito escatologico del cristiano, ossia del suo destino ultimo oltre la morte. A sorpresa l’apostolo si è scarsamente interessato alla questione della psyché, l’“anima” in senso greco classico, un termine secondario nel suo epistolario. 

venerdì 17 gennaio 2014

Giovanni 1,29-34: II Domenica Tempo ordinario - Anno A

visualizzaIn quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».


Chi è Gesù Cristo?

Giovanni Battista ci offre una definizione/indicazione per noi strana (l'AGNELLO di Dio), ma ricca di allusioni bibliche:

     - come "AGNELLO MANSUETO" (cf. Isaia): l'agnello, nella Bibbia, è il simbolo della non violenza, della mansuetudine, dell'innocenza. In Gesù Dio si mostra come un Dio umile e mite, che non incute paura, piuttosto TENEREZZA (come il bambinello contemplato a Natale), che non può fare mai del male, piuttosto riceverlo.
Mentre il mondo crede nella forza della violenza per affermare se stessi e le proprie idee, Gesù incarna e insegna la forza della mitezza, l'unica che alla fine risulta davvero vittoriosa ("Io ho vinto il mondo!").

    - come "AGNELLO SACRIFICALE": con Gesù scompare il rito dell'offrire sacrifici (animali e, ahime, umani) di comunione e/o di riconciliazione.
Davanti a Dio non si andava a mani vuote, si offriva un dono che esprimeva il desiderio di riconciliazione e di comunione con Dio. E l'agnello era l'animale più comune da sacrificare:
quello che rimandava alla CENA PASQUALE, all’evento di LIBERAZIONE dalla schiavitù d’Egitto preceduto dall’evento di SALVEZZA espresso dal SANGUE dell’agnello asperso negli architravi e stipiti delle porte: salvezza dalla morte portata dall’angelo distruttore.

giovedì 9 gennaio 2014

Matteo 3, 13-17: Battesimo del Signore - Anno A

visualizzaIn quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».


Ermes Ronchi: Gesù si mette in fila con i peccatori, lui che era il puro di Dio, in fila, come l'ultimo di tutti. Ed entra nel mondo dal punto più basso, perché nessuno lo senta lontano, nessuno si senta escluso.
Gesù tra i peccatori appare fuori posto, come se fosse saltato l'ordine normale delle cose. Giovanni non capisce e si ritrae, ma Gesù gli risponde che proprio questo è l'ordine giusto: «lascia fare... perché conviene che adempiamo ogni giustizia». La nuova giustizia consiste in questo ribaltamento che annulla la distanza tra il Puro e gli impuri, tra Dio e l'uomo. 
Ed ecco si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio - che è la pienezza dell'amore, dell'energia, della vita di Dio - scendere come una colomba sopra di lui. E una voce diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Questo fatto eccezionale, che avviene in un luogo qualsiasi e non nei recinti del sacro, lo strapparsi dei cieli con la dichiarazione d'amore di Dio e il volo ad ali aperte dello Spirito, è avvenuto anche per noi, ciò che il Padre dà a Gesù è dato ad ognuno. Lo garantisce un'espressione emozionante di Gesù: Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me (Gv 17,23). Dio ama noi come ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa passione, lo stesso slancio. Dio preferisce ciascuno, ognuno è figlio suo prediletto. Per il Padre io come Gesù, la stessa dichiarazione d'amore, le stesse tre parole: Figlio, amato, mio compiacimento. 

lunedì 6 gennaio 2014

Mt 2,1-12: Epifania del Signore

di ENZO BIANCHI
Nicola Pisano, Adorazione dei magi, pulpito del battistero di Pisa, 1260Le profezie riguardanti la nascita del Messia secondo i vangeli di Luca e di Matteo si sono compiute: il Cristo è sorto dalla stirpe di David ed è nato a Betlemme di Giudea. Genealogie e racconti della nascita di Gesù lo testimoniano, anche se durante la sua vita Gesù sarà detto Nazareno (cf. Mt 2,23; 26,71, ecc.) e Galileo (cf. Mt 21,10; 26,70, ecc.).
Se per Luca il rinvenimento della nascita di Gesù avviene da parte di poveri pastori che di notte, sui monti vicini alla stalla vegliavano sul loro gregge (cf. Lc 2,8-20), per Matteo avviene ad opera di magi, sapienti venuti da lontano, dall’oriente. Sono gojim, pagani dunque, non in alleanza con il Dio di Israele e privi della rivelazione della parola del Signore contenuta nelle sante Scritture.
Ma anche per loro c’è una traccia di ricerca: una stella nel cielo. Sì, il cielo non è dio né divino, è piuttosto una creatura di Dio, al servizio di Dio, ma può essere un segno, può dare un orientamento da seguire. Quei magi, quei sapienti, sono dei cercatori, capaci di mettersi in cammino, di non restare chiusi nei loro confini, di non essere soddisfatti dei propri orizzonti, e per questo partono, fanno un viaggio, seguendo la stella, senza sapere dove avrebbe potuto portarli.

sabato 4 gennaio 2014

Giovanni 1,1-18: II domenica dopo Natale

visualizza
In principio era il Verbo, 
e il Verbo era presso Dio 
e il Verbo era Dio. 
Egli era, in principio, presso Dio: 
tutto è stato fatto per mezzo di lui 
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 
In lui era la vita 
e la vita era la luce degli uomini; 
la luce splende nelle tenebre 
e le tenebre non l'hanno vinta. (...)

Ci sono modi diversi di raccontare il Natale: c'è soprattutto quello dei sinottici (Luca e Matteo) che offrono una sorta di cronaca dell'evento, e quello di Giovanni che racconta il significato di questo evento, vi riflette profondamente e ci tiene a premettere che:
- Dio è OLTRE e ALTRO rispetto ogni persona umana e ogni cosa creata, ma ha scelto, nel suo figlio, di essere anche di porre la sua dimora IN MEZZO a noi, IN noi: "in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".
- Ogni persona e ogni cosa creata ha in origine Dio stesso, la sua impronta, la sua vocazione: "tutto è stato fatto per mezzo di lui...".
- Dio è LUCE che illumina le tenebre (cioè ogni realtà priva della sua presenza), è VITA che vivifica ogni vivente (che lo anima, perchè non viva solo in una dimensione animale/istintiva e superficiale).
- Dio si PROPONE, non si IMPONE: è un DONO che viene offerto, non imposto. Sta a noi ACCOGLIERLO. Si può scegliere le TENEBRE o una VITA SUPERFICIALE: è il modo per nascondere i nostri compromessi, i nostri peccati. Ci sembra comodo, semplice, più sicuro vivere nell'oscurità. Possiamo così continuare a vivacchiare senza fare i conti con Dio, chiusi e in difesa nelle nostre abitudini o vizi.
Direbbe il Papa: meglio una Chiesa (e dunque una persona) incidentata perchè si è aperta alla vita, che malata interiormente perchè chiusa in se stessa.
La nascita di Gesù mette in rilievo tutto questo: è venuto per illuminarci, per donarci una vita piena, eterna, vera. E' venuto per darci il POTERE di diventare FIGLI DI DIO. Potere indica la possibilità, l'occasione, ma anche l'energia, gli strumenti, la potenzialità di diventare ciò per cui siamo stati creati.
Accogliere tutto questo significa fare i conti con le nostre oscurità, con i nostri compromessi, con i nostri vizi, con le nostre paure e debolezze per aprirci ad una vita autentica, difficile, ma felice.

Ermes Ronchi: