giovedì 24 aprile 2014

Giovanni 20, 19-31: II Domenica di Pasqua - Anno A

(...) Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro.

Vedi anche i precedenti post:  http://labibbiaelavita.blogspot.it/search/label/Gv.20.19-31

Ermes Ronchi: I discepoli erano chiusi in casa per paura dei Giudei. Hanno tradito, sono scappati, hanno paura: che cosa di meno affidabile di quel gruppetto allo sbando? E tuttavia Gesù viene. Una comunità dove non si sta bene, porte e finestre sbarrate, dove manca l'aria. E tuttavia Gesù viene. Non al di sopra, non ai margini, ma, dice il Vangelo «in mezzo a loro». E dice: Pace a voi. Non si tratta di un augurio o di una promessa, ma di una affermazione: la pace è. È scesa dentro di voi, è iniziata e viene da Dio. È pace sulle vostre paure, sui vostri sensi di colpa, sui sogni non raggiunti, sulle insoddisfazioni che scolorano i giorni. Poi dice a Tommaso: Metti qui il tuo dito; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.

giovedì 17 aprile 2014

Giovanni 20, 1-9: Domenica di Pasqua - Anno A

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. (...)

Ermes Ronchi: A Pasqua, un Vangelo dove tutto si colora di urgenza e di passione. Urgenza del seme che si apre, del masso che rotola via, e il sepolcro vuoto e risplendente nel fresco dell'alba è come un grembo che ha partorito, come il guscio di un seme aperto.
Passione che sorregge quel lungo correre di tutti nell'alba, corre Maria, corrono Pietro e Giovanni, perché l'amore ha sempre fretta; passione come lacrime, quelle di Maddalena, che non si rassegna all'evidenza della morte. Amare è dire: tu non morirai (G. Marcel). 
Il Vangelo accompagna passo passo il disvelarsi della fede, che prende avvio da un corpo assente: dove l'avete portato? Io andrò a prenderlo... io, piccola donna e immenso cuore; io, deboli braccia e indomito amore. Poi la prima parola del Risorto, umile, commovente, che incanta ancora: «Donna, perché piangi?» Il Dio del cielo si nasconde nel riflesso più profondo delle lacrime. E quando parla, la sua voce trema: non piangere, amica mia. 

lunedì 14 aprile 2014

Matteo 5,1-12: L'uomo delle beatitudini

Le beatitudini assumono nel vangelo di Matteo il valore di una Magna charta

Le beatitudini, presenti anche nel vangelo di Luca (6,20-23), assumono nel vangelo di Matteo il valore di una Magna charta. Esse acquistano un'importanza eccezionale e una rilevanza preminente all'interno dell'insegnamento di Gesù non solo perché sono collocate come un frontespizio nel primo dei cinque grandi discorsi (Mt 5,1-12), ma anche perché la loro forma, la loro scansione ritmata, e principalmente il loro contenuto fortemente evocativo rendono il testo di particolare incidenza per il lettore.

giovedì 10 aprile 2014

Matteo 26, 14-27-66: Domenica delle palme Anno A

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù. (...)

Ermes Ronchi: Il racconto della morte di Gesù in croce è la lettura più bella e regale di tutto l'anno. E mentre i credenti di tutte le fedi invocano Dio nei giorni della loro sofferenza, ora i cristiani vanno a Dio nei giorni della sua sofferenza (Bonhoeffer).
La croce è l'immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. "Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce" (non è un semplice devoto a dirlo, ma Karl Rahner, uno tra i più grandi teologi del '900). 
E vedo un uomo nudo inchiodato e morente. Un uomo con le braccia spalancate in un abbraccio che non si rinnegherà in eterno. Vedo un uomo che non chiede niente per sé, non grida da lì in cima: ricordatemi, cercate di capire, difendetemi... Fino all'ultimo dimentica se stesso e si preoccupa di chi gli muore a fianco: oggi, con me, sarai nel paradiso.

martedì 8 aprile 2014

Ritrovare Gesù nelle fonti

ROMANO PENNA, L'Osservatore Romano, 7 aprile 2014
I Vangeli: storia e cristologia. La ricerca di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI. È il titolo dei due volumi editi dalla Libreria editrice vaticana presentati oggi presso l'Istituto Biblico di Roma. Qui parte dell'intervento di Romano Penna.
Ogni illuminista dovrebbe convenire sull’ovvia constatazione che, se non l’oggetto della fede cristiana, certamente il dato stesso della fede in Gesù, dichiarata dalle prime comunità post-pasquali, è altrettanto storica quanto lo fu la vita di lui. Questa fede potrà anche essere giudicata indebita e sproporzionata, magari una sovrastruttura, ma non solo essa appartiene comunque allo zoccolo duro della storia, bensì soprattutto essa va spiegata, tanto più perché segue appena a mezza ruota, e non di più, alla fine tragica di quel Nazareno. La spiegazione della fede pasquale non consiste solo negli incontri con il Risorto/Risuscitato, che in realtà risultano essere stati solo la scintilla che fece scoppiare l’incendio. Quella scintilla semplicemente si innestò sulla conoscenza del Gesù terreno, su ciò che egli aveva rappresentato di nuovo e di grande agli occhi dei suoi discepoli. Con quella concreta conoscenza la nuova fede si coniugò inscindibilmente, anzi essa rimanda inequivocabilmente alla dimensione storica di lui, per non dire che fu la stessa fede in lui a permettere il suo recupero storico quasi fosse necessario «credere per vedere».

giovedì 3 aprile 2014

Giovanni 11,1-45: V Domenica di Quaresima - Anno A

visualizzaIn quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!» (...)

Ermes Ronchi: Gesù è faccia a faccia con l'amicizia e con la morte, con l'amore e il dolore, le due forze che reggono ogni cuore; lo vediamo coinvolto fino a fremere, piangere, commuoversi, gridare come in nessun'altra pagina del Vangelo. Di Lazzaro sappiamo solo che era fratello di Marta e Maria e che Gesù era suo amico: perché amico è un nome di Dio. 
Per lui l'Amico pronuncia due tra le parole più importanti del Vangelo: «Io sono la risurrezione e la vita». Non: io sarò la vita, in un domani lontano e scolorito, ma qui, adesso, al presente: io sono. Notiamo la disposizione delle due parole: prima viene la Risurrezione e poi la Vita.