giovedì 28 novembre 2013

Matteo 24,37-44: I Domenica di Avvento (anno A)

visualizzaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «[...] Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».

L’Avvento ci offre la grazia di un NUOVO INIZIO, la possibilità di RICOMINCIARE (bene e meglio, almeno all’inizio!), nel segno della PACE (1L).
L’Avvento ci invita a GUARDARE AL FUTURO, al FINE (oltre che a la fine) della storia: non siamo padroni del tempo, ma padroni di dargli un senso.
-         Non possiamo accontentarci di mangiare e bere, prendere moglie o marito. Che male c’è? Nessuno! Ma sarebbe come accontentarci di beccare il cibo come le galline, senza vivere, ma pensando solo a sopravvivere, senza cercare e scoprire il senso della vita, senza cogliere i segni del tempo. Viviamo spesso nella superficialità, senza saper vedere il mistero della vita che è sempre oltre noi, le innumerevoli cose belle della vita.
-         In una recente intervista la comica Anna Marchesini, affetta da una malattia grave, ha affermato in maniera toccante: - Io vi garantisco – ve lo giuro – che sono così interessata, appiccicata, morbosamente ghiotta e obesa di vita… sono così interessata alla vita che mi interessa anche la morte, che di essa è il finale. E non è detto!
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giovedì 21 novembre 2013

Luca 23, 35-43: XXXIV Domenica Tempo ordinario - Anno C

visualizzaIn quel tempo il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? (...) E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». 

Gesù è Signore dell’universo: principio e fine di ogni cosa, è Re di “diritto divino”. Ma che tipo di re è Gesù?
Nel nostro immaginario il Re è una persona che ha un Regno e un popolo su cui esercita il suo potere, spesso in maniera dispotica e lunatica. Una persona ricchissima che ha una corte al suo servizio. Ha un esercito pronto a difenderlo a costo della loro vita…
Gesù è Re di un Regno spirituale che ha inaugurato qui in terra e affidato a ciascuno dei suoi discepoli, ha un popolo su cui esercita il potere dell’amore, del servizio.
Gesù era scappato di fronte alla folla entusiasta del miracolo del pane, pronta a proclamarlo loro re. Non esita a riconoscersi re (“ma non di questo mondo”) di fronte a Pilato, nel momento della Passione, della derisione.
“Come in cielo, così in terra”: in cielo regnare significa amare, e Gesù è Re dell’universo, di ogni realtà vivente, perché è capace di amare tutti, anche i propri nemici, anche coloro che lo mettono in croce.
Noi siamo re, sovrani e signori della nostra vita, nel momento in cui siamo liberi, capaci di spenderla per qualcosa e qualcuno per cui valga la pena vivere e dunque anche morire.

giovedì 14 novembre 2013

Luca 21, 5-19: XXXIII Domenica Tempo ordinario – Anno C

visualizzaXXXIII Domenica Tempo ordinario – Anno C(...) «Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere» (...)

Il TEMPIO
Sapete cosa è rimasto del grandioso Tempio di Gerusalemme? Sono un MURO, detto del pianto. Ai tempi di Gesù il Tempio, dopo decenni di lavori, era da poco terminato ed era nel suo massimo splendore. Tanti rimanevano, come turisti, ad ammirarlo.
Gesù profetizza la fine del Tempio: quello materiale (nel 70 d.C.), ma anche quello spirituale: con Gesù è il suo CORPO, la Chiesa, il nuovo tempio dove Dio si rende presente. E’ là dove due o più sono uniti nel suo nome e celebrano il nuovo e unico sacrificio gradito a Dio.

QUANDO? (“A che ora è la fine del mondo?”)
E’ sottointeso anche il discorso sulla FINE DEL MONDO. Gesù ci dice che essa avverrà, ma non come DISTRUZIONE di ogni cosa, bensì come INIZIO di un mondo nuovo (S.Agostino: “Non è il mondo che sta morendo, ma un nuovo mondo che sta nascendo”). Il mondo così come noi lo conosciamo (come, ovviamente, la nostra vita terrena) è destinato a finire.
Ciò che sta a cuore a Gesù è però:
-          di non lasciarsi ingannare;
-          di non lasciarsi prendere dal terrore;
-          di assicurarci il suo sostegno e la protezione di Dio Padre.
“Nessuno vi inganni”: molti sono venuti e verranno annunciando la fine del mondo (anche all’interno della Chiesa), faranno leva su EVENTI CATASTROFICI che mai sono mancati e, purtroppo, mai mancheranno:
-          guerre, terremoti, carestie e pestilenze;
-          soprattutto il fatto che vi perseguiteranno.

giovedì 7 novembre 2013

Enzo Bianchi: Dio è violento?


Uno dei motivi dello scetticismo odierno nei confronti dell'esperienza religiosa ebraico-cristiana è il persistere dell'immagine di un Dio che è a immagine e somiglianza dell'uomo nei suoi tratti peggiori: violento, iroso, geloso, che gode per lo sterminio dei nemici ed esige addirittura il sacrificio del proprio stesso figlio, come se fosse il pagamento di un debito, in cambio della salvezza degli uomini. L'interiorizzazione di questo volto di Dio è diffusa anche fra persone con un elevato livello d'istruzione. E' un fatto che dipende da vari fattori: un'eredità culturale del cristianesimo del passato, il sedimentarsi di alcuni pregiudizi anti-cristiani che sono una radicalizzazione dell'illuminismo, l'uso ambiguo nel contesto delle chiese cristiane di un linguaggio biblico e dottrinale che va adeguatamente compreso.
La questione del Dio violento richiede di essere presa di petto, mentre il più delle volte passa sotto un silenzio che in realtà non aiuta l'educazione alla fede. Non è evitando di affrontare un tema scomodo che lo si risolve; anzi, in tal modo si impedisce il progresso dei cristiani nella vita interiore e si consente il tramandarsi di rappresentazioni distorte del cristianesimo.
Il priore di Bose Enzo Bianchi si è misurato con la violenza di Dio e della religione cristiana in due recenti pubblicazioni che vale la pena di considerare assieme.
La violenza e Dio è un volumetto pubblicato da Vita e Pensiero in cui vengono trattati i cosiddetti "salmi imprecatori", che sono quelle parole contro i nemici, anche molto dure, contenute nel libro di preghiere della Bibbia, testo che costituisce la norma e la principale fonte a cui attingere per la preghiera dei cristiani (si pensi alla liturgia delle ore). In questi testi leggiamo di odio per i nemici, s chiede a Dio di colpirli, si proclama beato chi sfracella le teste dei loro figli contro la roccia, si esorta a bagnare i piedi nel loro sangue... Sono espressioni che paiono inconciliabili con l'insegnamento e la prassi di Gesù, tanto da eliminarle dalla liturgia.

sabato 2 novembre 2013

Luca 19,1-10: XXXI Domenica Tempo ordinario - Anno C

visualizza(...) Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (...).

Zaccheo è un farabutto, un ladro dalla piccola statura, ma dalle ampie tasche. Un ometto che si approfitta del potere dei romani, gli invasori odiosi che hanno occupato il suo paese, per riscuotere a loro nome le tasse e aggiungervi una buona quota per lui.
Zaccheo però è uno curioso che non teme di fare una figuraccia davanti agli altri salendo su un albero per superare la folla e guardare negli occhi questo uomo, Gesù, di cui si parla tanto.
E Gesù passa nella nostra città, anche oggi, l’attraversa e guarda negli occhi di chi lo cerca, di chi si sforza di incontrarlo.
Lui ci precede (ci “primerìa” dice il Papa) e ci viene incontro, cerca la pecorella smarrita, non disdegna il cuore indurito di un ladro che, probabilmente, non è fiero della sua vita, ma non ha il coraggio di cambiarla, è imprigionato nel proprio ruolo.
Sempre citando il Papa, Gesù è uno che và nelle periferie esistenziali, che si muove cercando che si è allontanato, chi si è perduto.
Conosce il suo nome e si autoinvita ad andare a casa sua: è coraggioso Gesù, non teme rifiuti, non teme di essere invadente, non teme il giudizio degli altri. Fa il primo passo. Non attende di essere invitato, ma sa guardare negli occhi il desiderio dell’altro di cambiare vita, di incontrarlo.
La folla, la gente, la società, la cultura spesso diventa un ostacolo che ci impedisce di vedere Gesù che passa.