lunedì 26 agosto 2013

PADRE NOSTRO (Mt 6,9-13)

PADRE NOSTRO (Mt 6,9-13)[1]
Compendio di tutto il Vangelo, esempio di preghiera comunitaria (è tutta riferita alla prima persona plurale), non ostentata, semplice, essenziale, costituita da un’invocazione cui seguono 7 richieste (5 nella versione di Luca): 3 riguardanti Dio, 4 riguardanti gli uomini.
Padre nostro
La novità è costituita dall’invocazione iniziale: “Padre nostro”. Anche l’A.T. conosce questa invocazione, ma è rivolta al creatore, non tanto al Papà celeste cui affidarci come bambini. Gesù ci invita innanzitutto ad avere con Dio una confidenza filiale spontanea e intima e ad avere questa dimensione di famiglia universale che si rivolge insieme allo stesso Padre, senza mai dimenticarsi degli altri, suoi fratelli[2].
Siamo amati da Dio, nostro Padre, ma siamo invitati ad accogliere e a corrispondere a tale amore, in modo da avere un rapporto da figli. Dio è un Padre che conosce i suoi figli ed è attento ai loro bisogni, pronto a rispondere alle loro domande di cose buone. I figli non devono dunque essere preoccupati, ansiosi.
E’ un Padre che non fa distinzione tra i figli buoni e i malvagi; è un Padre che ama il figlio anche nel suo peccato, senza esigere da lui alcuna reciprocità; è un Padre che ama gli ultimi, i poveri, i piccoli, e ad essi vuol donare il suo Regno.
Affermando che Dio è Padre, diciamo anche che la l’origine della nostra esistenza è in lui: confessiamo di essere stati voluti, pensati, amati e chiamati alla vita da lui.
Che sei nei cieli
Dio è un padre celeste, non terreno! In questo modo il cielo ricorda l’alterità, la santità di Dio, ma resta vicino agli uomini, fino a stringere con loro alleanza, fino ad essere Sposo di un’umanità sua sposa.
1. Sia santificato il tuo nome

venerdì 23 agosto 2013

Il Padre nostro (Mt 6,9) commentato da Enzo Bianchi

La preghiera del Signore si apre con il vocativo “Padre” (Lc 11,2) o “Padre nostro” (Mt 6,9), in un modo diretto, carico di tenerezza. Questo termine appare a Gesù il più appropriato per rivolgersi a Dio, e i vangeli ci testimoniano che lui stesso nella sua lingua aramaica lo chiama: “Abba” (Mc 14,36), Papà amato! Facendo propria la semplicità di cuore tipica dei bambini, Gesù prega Dio con piena confidenza, con un affetto naturale e spontaneo.
Questo grido di Gesù deve essere risuonato con tale frequenza nelle prime comunità cristiane che anche i credenti di lingua greca lo utilizzano. Ce lo testimonia l’Apostolo Paolo, scrivendo a cristiani provenienti dal paganesimo: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito di figli, per mezzo del quale gridiamo: ‘Abba, Padre!’” (Rm 8,15); “Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: ‘Abba, Padre!’” (Gal 4,6). Insomma, i primi cristiani si rivolgono a Dio in modo franco e confidente, senza moltiplicare le parole, perché sanno che così ha fatto Gesù, loro fratello.