venerdì 27 gennaio 2012

Marco 1, 21-28: Gesù insegna con autorevolezza, libera e guarisce

IV domenica Tempo Ordinario -Anno B

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. (...). Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Ermes Ronchi:
Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull'amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: C'era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita. Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l'uomo posseduto», l'uomo che non è libero.
Volesse il cielo che tutti i cristiani fossero autorevoli... E il mezzo c'è: si tratta non di dire il Vangelo, ma di fare il Vangelo, non di predicare ma di diventare Vangelo, tutt'uno con ciò che annunci: una buona notizia che libera la vita, fa vivere meglio, dove nominare Dio equivale a confortare la vita.
Mi ha sempre colpito l'espressione dell'uomo posseduto: che c'è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l'uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore. Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato.
Questo Vangelo mi aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell'uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure. Un verso bellissimo di Padre Turoldo dice: Cristo, mia dolce rovina, gioia e tormento insieme tu sei. Impossibile amarti impunemente. Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore, impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita! Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto e non accrescere gli orizzonti che respiriamo. (Letture: Deuteronòmio 18, 15-20; Salmo 94; 1Corinzi 7, 32-35; Marco 1, 21-28).

Altro:
Cosa significa che il regno di Dio è iniziato con la sua parola e la sua opera? Cosa significa SEGUIRLO? Significa riconoscere il valore stupefacente del suo insegnamento e della liberazione dal male e della guarigione da lui apportata. Gesù parla del Regno agendo secondo la sua logica di liberazione e di guarigione.
Ci troviamo a Cafarnao, in una giornata tipo di Gesù.
Gesù entra nel giorno di sabato nella sinagoga, nel luogo della pre­ghiera, e si mette ad insegnare, come ogni domenica continua ad inse­gnare nel luogo dove la comunità cristiana si riunisce per la Liturgia Eucaristica.
L'insegnamento di Gesù provoca reazioni di stupore, perché sempre il Vangelo suscita stupore in chi lo ascolta con il cuore e non distrattamente. L'autorevolezza di Gesù è quella di una parola che tocca il cuore e suscita domande, non come quelle parole che talvolta si pronunciano, e che non interro­gano nessuno, perché sono o troppo teoriche o troppo banali.
La sua parola suscita una reazione persino in un uomo posseduto da uno “spirito immondo”, immagine di tutto ciò che in noi rifiuta Dio, si sente minacciato da Lui, si oppone alla sua parola.
L'impurità di quell'uomo indica lontananza da Dio, che è il puro e il santo per eccellenza. Ma Gesù non lo disprezza, non lo allontana. Non si arrabbia anche quando viene offeso da quell'uomo. Egli capisce che le sue parole violente esprimono paura, lacerazione interiore, incapacità a liberarsi da solo dallo spirito del male (che lo possiede: non lo lascia libero).
Anzi Gesù coglie in esse una domanda di guarigione. «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?, grida con violenza quell'uomo, sentendosi minacciato da Gesù e dal suo insegnamento. Sì, il bene eccessivo appare una minaccia per chi è abituato al male fino ad esserne posseduto. Quanta ironia in questa pagina del Vangelo: uno spirito impuro, sentendosi minacciato, riconosce in Gesù il Santo di Dio, mentre quelli che stanno attorno a lui, convinti di conoscerlo, a contatto della sua figura santa, non sanno riconoscerlo. Così avviene spesso anche nella vita dei cristiani, che si abituano a vivere con Gesù senza però riconoscerne la forza di amore e di guarigione.
Gesù ordina allo spirito impuro di uscire da quel corpo, tutto sommato incolpevole. L'autorità di Gesù vince il male, vince la terribile frattura che sconquassa quell'uomo. Gesù lotta autorevolmente contro il male, non si lascia intimorire da esso, comanda che la vita di Dio entri nelle strutture vitali, nel corpo, nella mente, nel cuore, nelle viscere degli uomini incate­nate dal male, un male tanto forte da spaccare, lacerare l'uomo. «Taci! Esci», egli dice. Taci! — quasi che il male stesso parli attraverso l'uomo. E poi: «esci»!, quasi a dire che questo spazio non è tuo; nella vita di quest'uo­mo hai preso troppo spazio; esci e lascia il posto di Dio.
«Tutti furono presi da timore» di fronte a Gesù che è venuto proprio per rendere possibile a tutti l'incontro con Dio, che è perdono e guari­gione. Per questo Gesù, subito dopo aver chiamato i discepoli, incontra i malati e tra essi per primi gli indemoniati. Il Regno di Dio comincia a realizzarsi nel fare posto a Dio nella vita degli uomini, nello scacciare il male perché il bene penetri dovunque senza resistenze.
Gli uomini sono scossi, si meravigliano, cosicché alcuni saltano nella fede, mentre altri si trincerano in un atteggiamento difensivo, ostile. Lo stupore è ambivalente e, solo, non basta per compiere il salto della fede.
Gesù è davvero il profeta annunciato a Mosè nel libro del Deuteronomio. Proprio a lui Dio ha «messo in bocca le sue parole», perché possano liberare il mondo dal male. Il regno di Dio ha preso avvio e continua a manifestarsi ogni volta che viene comu-nicato il Vangelo di Gesù. Forse non si è sempre consapevoli della forza di bene che il Signore ha posto nelle mani dei suoi discepoli. Per questo si vive in modo rassegnato e pessimista, come se il male fosse così forte da non poter essere sconfitto. Forse, come avverte l'apostolo Paolo, siamo troppo presi dalle preoccupazioni quotidiane, che ci assillano, e non poniamo mente e cuore alla forza del Vangelo del regno. Dimentichiamo che essere sposati o celibi è solo un modo diverso per vivere il Vangelo, ovvero per trovare in Dio la felicità che tutti aneliamo. Non assillarci per le incombenze pratiche e quotidiane ci può sicuramente aiutare ad affrontarle con maggior forza e serenità. Confidando non nella nostra misera forza (e per questo ci attacchiamo al denaro e al potere: perché pensiamo che ci diano forza), ma nell’aiuto che viene dal Signore.

giovedì 19 gennaio 2012

Marco 1, 14-20: I PRIMI DISCEPOLI

III domenica Tempo ordinario Anno B

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (...)

Silvano Fausti:
http://www.linkiesta.it/inizio-vangelo-gesu

Io:
Gesù ci chiama, ci coinvolge, ci invita a qualcosa di grande. E se domenica scorsa era Giovanni il tramite per seguire Gesù (e così ogni persona che ci indica Gesù che passa nella nostra vita) ora è Gesù stesso a prendere l'iniziativa (Lui che passando vede, che ci interpella nelle vita quotidiana, negli ambienti "profani" della nostra vita di tutti i giorni).
Gesù chiama a seguirlo!
- Chi? TUTTI! Per ciascuno ha un progetto particolare, unico, irripetibile, grande.
- Come? Ci parla/chiama attraverso gli altri (i nostri "angeli"= messaggeri: famiglia, preti, amici, passanti...), attraverso la preghiera e la vita sacramentale, attraverso la Scrittura (ascoltata e vissuta), amando gli altri...
- Quando? ORA! "Il TEMPO E' COMPIUTO"

Ermes Ronchi:
Il tempo è compiuto, come quando si compiono per una donna i giorni del parto. E nasce, viene alla luce il Regno di Dio.
Gesù non spiega il Regno, lo mostra con il suo primo agire: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, anche a quelli marchiati dall'esclusione. Il Regno è guarigione dal male di vivere, fioritura della vita in tutte le sue forme.
A questo movimento discendente, di pura grazia, Gesù chiede una risposta: convertitevi e credete nel Vangelo. Immagino la conversione come il moto del girasole, che alza la corolla ogni mattino all'arrivo del sole, che si muove verso la luce: «giratevi verso la luce perché la luce è già qui». Credere nel Vangelo è un atto che posso compiere ogni mattino, ad ogni risveglio. Fare memoria di una bella notizia: Dio è più vicino oggi di ieri, è all'opera nel mondo, lo sta trasformando. E costruire la giornata non tenendo gli occhi bassi, chini sui problemi da affrontare, ma alzando il capo, sollevandolo verso la luce, verso il Signore che dice: sono con te, non ti lascio più, ti voglio bene. Credete nel Vangelo. Non al Vangelo ma nel Vangelo. Non solo ritenerlo vero, ma entrate e buttarsi dentro, costruirvi sopra la vita, con una fiducia che non darò più a nient'altro e a nessun altro.
Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vide… Gesù vede Simone e in lui intuisce la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d'amore. Un giorno guarderà l'adultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene. Il suo sguardo è creatore. Il maestro guarda anche me, e nonostante i miei inverni vede grano che germina, una generosità che non sapevo di avere, capacità che non conoscevo.
Seguitemi, venite dietro a me. Non si dilunga in spiegazioni o motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita, un po' illogica: Vi farò pescatori di uomini. Come se dicesse: «vi farò cercatori di tesori». Mio e vostro tesoro è l'uomo. Li tirerete fuori dall'oscurità, come pesci da sotto la superficie delle acque, come neonati dalle acque materne, come tesoro dissepolto dal campo. Li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. Mostrerete che l'uomo, pur con la sua pesantezza, è fatto per un'altra respirazione, un'altra aria, un'altra luce. Venite dietro a me, andate verso gli uomini. Avere passione per Cristo, che passa e si lascia dietro larghi sorsi di vita; avere passione per l'uomo e dilatare gli spazi che respira.

sabato 7 gennaio 2012

Mc 1,7-11: BATTESIMO del Signore

BATTESIMO del SIGNORE/Anno B

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Io: Festa del Battesimo come festa che conclude il tempo delle manifestazioni.
* Termina oggi con la festa del Battesimo il tempo delle manifestazioni di Gesù:
- a Natale si è manifestato ai poveri pastori;
- all’Epifania si è manifestato alle genti;
- oggi, ricevendo da Giovanni l’immersione nel Giordano, egli si manifesta al popolo di Israele.
* Il Battesimo inaugura il tempo in cui Gesù, uomo maturo, entra sulla scena pubblica, scende in campo si potrebbe dire con un linguaggio più moderno e meno ispirato: è il momento del discorso programmatico, eppure la prima cosa che egli fa non è mostrarsi protagonista di gesti straordinari né di un insegnamento, bensì mostrarsi come un uomo pienamente solidale con i peccatori.
* il cammino intrapreso da Gesù è segnato dall’abbassamento, dall’umiltà, dalla misericordia per gli uomini, ed è così che egli ci parla di Dio.

Il senso del Battesimo di Gesù
* L’episodio del Battesimo di Gesù non descrive il sacramento che noi riceviamo (che verrà istituito da Gesù Risorto come mandato ai suoi discepoli di battezzare tutti nel nome della Trinità, cioè di IMMERGERE, inserire ogni uomo nella realtà trinitaria, renderci FIGLI nel figlio, condividendo la sua morte e resurrezione).
* Il battesimo di Gesù è la sua presentazione, manifestazione (=EPIFANIA) al popolo di Dio, presentazione che troverà compimento sulla croce e nella pasqua (non c’è amore più grande di chi da la vita per i suoi amici).
* perché Gesù vuole ricevere il battesimo? come la gente che va da Giovanni a farsi battezzare (soprattutto pubblici peccatori: pubblicani e prostitute), vuole cambiare la sua vita, dare un taglio al passato e cominciare un modo nuovo di vivere, diverso da prima. Il battesimo nell’acqua del Giordano è il segno per dire a tutti questo impegno che ogni persona prende con se stessa e con Dio.
* Sappiamo che Gesù non ha bisogno di lasciarsi alle spalle il male e il peccato, però sappiamo anche che da questo momento in poi, anche Gesù cambia la sua vita!Per 30 anni, nessuno ha saputo granché di lui: lo conoscono solo i suoi parenti e la gente di Nazareth. Ha trascorso una vita normalissima, una vita come tante, senza che lasciasse capire che era il Figlio di Dio, il Messia atteso da sempre. Adesso, di fronte a Giovanni Battista, sulle rive del Giordano, Gesù sa che la sua vita sta per cambiare completamente. Non più solo figlio di Maria e Giuseppe, ma Rabbi, Maestro, sulle strade di tutta la Palestina che mostra il volto del Padre suo e Padre nostro.Il battesimo che Gesù riceve da Giovanni non è per il perdono o per la rinuncia al male, ma è il segno del completo cambiamento che sta cominciando nella vita di Gesù. Perciò insiste tanto con il cugino, fino a convincerlo.* Possiamo immaginare una fila di persone che vanno da Giovanni per essere immerse nel Giordano: in quella fila si mette anche Gesù, che Giovanni ha appena definito «più forte di me, colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco»! Questo recarsi di Gesù da Giovanni per essere battezzato apparirà azione scandalosa persino per i primi cristiani, alcuni dei quali cercheranno di minimizzare l’evento. Eppure tutti e quattro i Vangeli ce lo testimoniano: Gesù si associa ai peccatori nel chiedere a Giovanni il Battesimo. L’altro si oppone, ma Gesù ribatte: «Lascia fare per ora!», invitandolo a compiere la volontà di Dio, la sua giustizia: e la giustizia di Dio è quella particolare coerenza con cui egli intende realizzare la sua misericordia verso i peccatori, il suo disegno universale di salvezza. Giovanni allora acconsente e si sottomette al volere di Gesù, il quale a sua volta si sottomette a lui nel Battesimo.
- Gesù realizzerà in pieno questa missione attraverso il battesimo pasquale (“C’è un battesimo che devo ricevere”) nelle acque simboliche della morte, da cui riemerge con la risurrezione. Dal suo fianco trafitto sgorgheranno acqua e sangue, cioè il battesimo e l’eucarestia, sacramenti della nuova vita. (Gv 19,34)
La festa del Battesimo del Signore conclude il tempo di Natale e dà inizio al Tempo Ordinario.
Come l’evento del Battesimo di Gesù fu l’avvio della progressiva manifestazione del suo mistero al mondo, così la festa corrispondente è il principio di quel percorso che la Chiesa ci offre ogni anno per approfondire la nostra conoscenza vitale del mistero di Cristo. È, quindi, il periodo non soltanto per smontare il presepio e togliere gli addobbi dalla chiesa e dagli altri edifici parrocchiali, ma di conoscere sempre più e sempre meglio il Signore che è nato per noi.

Proprio nel momento in cui Gesù risale da quell’acqua carica dei peccati dell’umanità, «si aprono i cieli ed egli vede lo Spirito di Dio scendere come colomba su di lui. Ed ecco una voce dal cielo: "Questi è il mio Figlio amato, nel quale ho posto la mia gioia"». Così si compiono le Scritture e la giustizia di Dio si è realizzata: Dio voleva vedere Gesù così, in mezzo ai peccatori, e in quell’atto di abbassamento voleva riempirlo di Spirito Santo. È in questa inattesa epifania che ci è dato di cogliere l’unità dell’azione di salvezza di Dio: il Padre opera attraverso il Figlio Gesù conferendogli tutta la potenza dello Spirito.
La festa del Battesimo di Gesù è anche memoria del nostro Battesimo e, nel contempo, della voce di Dio rivolta a ciascuno di noi: «Tu sei mio figlio!». Ognuno di noi è figlio di Dio, ed è causa della sua gioia se, riconoscendosi peccatore, intraprende il cammino di conversione; su ognuno di noi scende e riposa lo Spirito se sappiamo invocarlo e apprestare tutto per accoglierlo. È così che possiamo sentirci figli di Dio, capaci di gridargli «Abbà, papà amato!» e di vivere delle energie dello Spirito: energie nascoste che pure non cessano di mostrarsi efficaci nella nostra vita, energie più forti del peccato e della morte.

A. Maggi:
"subito, salendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli”. I cieli erano considerati la dimora di Dio e si credeva a quel tempo che Dio fosse talmente offeso per le malefatte e per l’infedeltà del popolo, che aveva sigillato i cieli. Non c’era più comunicazione tra Dio e gli uomini. La risposta di Dio all’impegno di Gesù è che i cieli di squarciano. Non vuol dire che si aprono, perché quello che si apre si può richiudere, ma si squarciano, si lacerano, non è più possibile ricomporli.
Attraverso Gesù la comunicazione tra Dio e gli uomini sarà continua, costante e crescente. Quindi questa è la risposta di Dio all’impegno di Gesù.
“E venne una voce dal cielo”. Una voce dal cielo, quindi una comunicazione divina, “«Tu sei il Figlio mio»”. E’ la citazione del salmo 2, della consacrazione del messia, “«l’amato»”. L’amato è il figlio che eredita tutto. Quindi Dio testimonia che in Gesù c’è tutto di lui; non si può far distinzione tra Gesù e Dio, separarli. In Gesù c’è la pienezza della divinità.
Quindi “«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio favore»”. E Dio consacra Gesù come il messia, come il liberatore atteso da Israele.

Mt 2,1-12: EPIFANIA del Signore

EPIFANIA DEL SIGNORE

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

IO: EPIFANIA: dove/come cercare Gesù che è nato?
- Siamo alla conclusione del tempo natalizio e la liturgia ci invita a fare un passo in avanti importante: G non è solo nato, ma si è MANIFESTATO, si è fatto conoscere.
- L’epifania diventa l’evento dell’INCONTRO: di Dio che in Gesù cerca l’uomo e dell’uomo che (messosi in cammino) in Gesù trova Dio.
- In queste prossime feste ricordiamo 2 momenti o modi in cui si è mostrato al mondo: attraverso la STELLA seguita dai magi (oggi) e attraverso il suo BATTESIMO (domenica prossima).
- Oggi ci è stato presentato questo racconto che ricorda un pò le FIABE, che, più che raccontarci degli eventi così come sono accaduti, vuole comunicarci un messaggio importante:
- dove e come cercare G che è nato? Il racconto dei MAGI (non maghi, ma sapienti che vengono dall’Oriente) cerca di dare una risposta e ci dice:
1.che Dio si è incarnato per tutti e tutti possono incontrarlo anche se non conoscono la nostra religione.
2.è fondamentale però GUARDARE IN ALTO ("Alza gli occhi intorno e guarda", scrive Isaia), cercare nella natura quei segni che ci parlano di Dio, ci ricordano il suo amore e la sua bellezza riflessa nel creato.
3.Occorre GUARDARE OLTRE IL PROPRIO OMBELICO, non chiudersi a riccio per le proprie paure e i propri egoismi, ma cercare oltre di noi un senso alla nostra vita, chiedere cosa Dio voglia da noi.
4.Occorre GUARDARE IL CIELO e LA NOSTRA STELLA che ci guida: affidarsi a Dio e alla luce che ci dona: capire il nostro posto nel mondo, la nostra vocazione da seguire e costruire, ciò che realmente ci risulta luminoso, bello, senza lasciarci abbagliare dalle false stelle (pensiamo alle star/stelle di Hollywood che dietro l’immagine di successo e felicità nascondono spesso una vita fallimentare, triste, inutile: ci lasciamo ingannare da queste stelle, vogliamo realmente diventare come loro?).
5.Occorre METTERSI IN CAMMINO dietro questa luce/intuizione, IN COMUNITA’, insieme ad altri che stanno seguendo le stesse indicazioni, senza paura di dover lasciare molte cose (x’ in un lungo, incerto e notturno cammino tante cose sono solo di intralcio).
6.Occorre domandare agli “esperti” che incontriamo lungo il cammino cosa ci dica Dio nella sua SCRITTURA e dobbiamo seguire queste indicazioni senza lasciarci scoraggiare dall’atteggiamento “contraddittorio” di tali esperti (che sanno, ma non fanno).
7.La certezza di aver trovato la META o di esserci volta per volta avvicinati è la GIOIA profonda che ci invade. E’ il momento di PROSTRARSI e ADORARE il Signore incontrato, senza timore di aver sbagliato obiettivo solo x’ questo è ancora bambino, realtà iniziale che deve crescere e manifestarsi pienamente x quello che è.
8.Doniamogli quello che abbiamo di più prezioso: la nostra vita, i nostri sogni, il nostro impegno a costruire quella realtà di pace e comunione che dà senso alla nostra vita nel modo che ci viene indicato (nel sacerdozio, nel matrimonio, nell’impegno in parrocchia e nella società...) senza temere di dover “pagare” queste scelte (la mirra è ad esempio il simbolo della sofferenza che questo Dio-bambino dovrà affrontare).
9.“Per un’altra strada fecero ritorno”: la nostra vita deve cambiare nell’incontro con il Signore. Anche il nostro tornare nelle nostre case deve essere differente, trovarci arricchiti, pronti a rinnovare la speranza che è in noi, a rinnovare le relazioni che ci uniscono o che ci hanno diviso, pronti a testimoniare la possibilità di una vita migliore.
10. Il RISCHIO inverso è quello di scegliere la strada di ERODE e del suo entourage: quella di difendere il nostro piccolo potere, i nostri egoismi e attaccamenti, di sentire il Signore come una minaccia, di RIMANERE FERMI nelle nostre posizioni, di conoscere la Scrittura e il volere di Dio, ma di non far nulla per seguirli, di rimanere nell’OSCURITA’ di una vita meschina e falsa.