venerdì 28 dicembre 2012

Luca 2,41-52: Santa Famiglia (anno C)

(...) Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso (...).
Famiglia, piccola Chiesa, Sacramento dell’amore di Dio

- All’interno delle festività natalizie, la prima dimensione umana ad essere messa in evidenza è la famiglia.

- L’icona e modello è la famiglia di Nazareth: famiglia povera, emigrante, vittima di un sistema di potere e di violenza che la costringe a cercare rifugio in Egitto. Famiglia che soprattutto segue la volontà di Dio, un Dio che si rivela nel sogno (e ritroviamo qui Giuseppe, il sognatore coraggioso), un Dio che guida l’agire della storia soltanto con la complicità dell’uomo, un Dio che ci chiede di condividere un sogno di amore e comunione e di impegnarsi per realizzarlo con lui.

- la famiglia è uno STRUMENTO prezioso non solo per realizzare il sogno di Dio, ma per mostrare e condividere la stessa natura di Dio che è Amore trinitario, Amore da condividere, Amore che si apre al mondo, che non può essere racchiuso tra 2 persone, ma che coinvolge sempre un 3°.

lunedì 24 dicembre 2012

Lc.2.1-14; Lc 2,15-20; Gv 1,1-18: NATALE del Signore

Oggi è nato il nostro Salvatore: AUGURI!

Quante volte ci siamo lamentati che la società ci ha rubato il Natale: ha trasformato questa festa tanto cara ai cristiani in un’ulteriore occasione di consumismo, di frenesia irrazionale a spendere. Ha svuotato la festa togliendo il festeggiato di mezzo e sostituendolo con ciò che tutti, non solo i cristiani, potessero sentire proprio: ecco allora Babbo Natale, la festa dell’inverno…

Eppure il giorno di Natale saremo qui in tanti a festeggiare il protagonista della festa. Per quanto coinvolti nella frenesia dei giorni precedenti, per quanto anche molti di noi siamo stati preda dello shopping, siamo qui ad adorare un bambino nato più di 2000 anni fa e in qualche modo riconosciuto come il Figlio di Dio, colui che ci ha permesso di svelare il mistero del Dio onnipotente e creatore. A partire da quel bambino, da quel momento Dio mette concretamente la sua tenda in mezzo a noi, si fa nostro compagno di strada: il cielo è sceso in terra e in terra possiamo contemplare il cielo come una realtà non fantasiosa e inaccessibile, ma come la meta del nostro pellegrinare, della nostra vita.

venerdì 21 dicembre 2012

Luca 1,39- 45: IV Domenica Avvento

IV Domenica Avvento Anno C

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


Protagonista di quest'ultima tappa di Avvento è Maria, la madre di Gesù che ci apre e ci prepara al mistero dell'incarnazione del figlio di Dio in mezzo a noi.
Cosa dice la Parola di oggi a noi? Essa deve poter essere applicata alla nostra vita concreta, alle nostre comunità!
- Allora siamo noi Betlemme, piccolissima realtà, scelta da Dio per farvi USCIRE (e non solo per "contenere") il Salvatore atteso, il Pastore che dona la Pace.
- Siamo noi ad essere stati santificati una volta per sempre per mezzo dell'offerta fatta da Gesù Cristo. Cosa significa? Che non ci sono più colpe imperdonabili, catene irresistibili: abbiamo strumenti e forza per realizzare la nostra umanità, a noi utilizzarli!
- Siamo noi, come Maria, invitati ad alzarci, incontrare, condividere, aiutare...

mercoledì 12 dicembre 2012

Luca 3, 10-18: III domenica di Avvento (C)

III domenica di Avvento Anno C

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». (...).

Mia (e, di seguito, di Ermes Ronchi):
Questa domenica, la III di Avvento, ritroviamo Giovanni Battista, l’annunciatore della venuta del Messia, colui che, più di ogni altro, ci invita a prepararci, attendere, convertirci.
Domenica scorsa lo abbiamo lasciato mentre ci esortava a preparare la strada alla venuta del Signore. Molti si sono battezzati da lui e ora, gli stessi (e noi con loro), chiedono:
“Ma adesso, praticamente, che cosa dobbiamo fare?”. La Parola di Dio ci offre almeno 3 preziose indicazioni:
1- RALLEGRATEVI!

giovedì 6 dicembre 2012

Luca 3, 1-6: II domenica di Avvento/C

II domenica di Avvento (Anno C)

(...) la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

Vedi:

http://amicicric.blogspot.it/2012/12/verso-la-ii-domenica-di-avvento.html

Luciano Mancardi: http://www.monasterodibose.it/content/view/4771/1911/lang,it/

Enzo Bianchi: http://www.monasterodibose.it/content/view/3295/47/lang,it/

Ermes Ronchi: Luca dà inizio al racconto dell'attività pubblica di Gesù con una pagina solenne, quasi maestosa, un lungo elenco di re e sacerdoti, che improvvisamente subisce uno scarto, un dirottamento: un sassolino del deserto cade dentro l'ingranaggio collaudato della storia e ne muta il passo: la Parola di Dio venne su Giovanni nel deserto.

mercoledì 28 novembre 2012

Luca 21,25-28.34-35: I di Avvento, anno C

Si avvicina la vostra liberazione. Disegno di Patxi Velasco Fano
I Domenica di Avvento Anno C

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina (...).


Omelie di: Luciano Manicardi, Enzo Bianchi,

P.Stefano Liberti:

“Nuovo anno, nuova vita”: Avvento come stimolo a riprendere in modo nuovo il nostro cammino di fede (gettando le cose vecchie e inutili così come in tempi “barbari” si faceva a Capodanno).
AVVENTO = VENUTA, farsi vicino, ATTESA di una visita importante (riguardava in origine la visita dei regnanti che comportava il dono di privilegi particolari).
1.    Preparazione della festa di NATALE (= COMPLEANNO di Gesù): gli prepariamo la festa di compleanno! Ma allora perché ci preoccupiamo di tutto (spese, addobbi, regali…), ma dimentichiamo troppo spesso proprio il festeggiato?
2.    Lo festeggiamo perché lo crediamo VIVO, VENIENTE ogni giorno verso di noi, in noi (così l’Eucaristia). Siamo allora invitati a rivitalizzare la nostra fede in Gesù che è presente, affidarci a lui, fare spazio a lui (perché troppo spesso rimane alla porta a bussare in attesa che noi apriamo, ma neanche sentiamo il campanello, troppo occupati da altro e frastornati da rumori esterni).
3.    Attendiamo (o così dovremmo fare) il suo RITORNO GLORIOSO, così come diciamo anche nel la PROFESSIONE DI FEDE: Credo che “di nuovo verrà, nella gloria, (cioè in maniera ben visibile e non più nell’umiltà di una stalla), per giudicare i vivi e i morti” e che “il suo regno non avrà fine”.

sabato 24 novembre 2012

I Vangeli dell'infanzia. Le quattro chiavi di Benedetto e la tenerezza di Sartre (Ravasi)

di Gianfranco Ravasi L’OSSERVATORE ROMANO di mercoledì 21 novembre 2012

Sono 180 versetti distribuiti in quattro capitoli, due posti in apertura al Vangelo di Matteo e due sulla soglia di quello di Luca. Pagine che hanno generato un ininterrotto filo d’oro artistico, letterario, musicale e che sono state assediate da una vera e propria selva bibliografica esegetica. Racconti che si muovono sul binario della narrazione, dotata di uno straordinario montaggio quasi filmico, e su quello della teologia, tant’è vero che sottese a esse incontriamo due nuclei capitali della professione di fede cristiana: da un lato, la discendenza storica davidica e, quindi, messianica di Gesù di Nazaret e, d’altro lato, la sua concezione verginale per opera dello Spirito Santo e, di conseguenza, la divinità filiale dello stesso Cristo. È ciò che san Paolo pone sul frontone del suo capolavoro teologico, la Lettera ai Romani: «l’evangelo di Dio, promesso per mezzo dei suoi profeti nelle Sacre Scritture, riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità» (1, 2-4). Stiamo parlando dei cosiddetti “Vangeli dell’infanzia” ai quali Joseph Ratzinger - Benedetto XVI ha dedicato la terza e ultima tavola del suo trittico su Gesù di Nazaret (L’infanzia di Gesù, Milano - Città del Vaticano, Rizzoli – Libreria Editrice Vaticana, pagine 176, euro 17).

mercoledì 21 novembre 2012

Giovanni 18,33-37: Solennità di CRISTO RE

Solennità di CRISTO RE (22.11.09)
processo a Gesù (colored)
Vignetta: www.gioba.it
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
(dal Vangelo di Giovanni 18,33-37)

Fine dell'anno liturgico: domenica scorsa siamo stati invitati a GUARDARE OLTRE, ai "cieli nuovi e terre nuove" che attendiamo e insieme siamo chiamati a realizzare. Oggi lo sguardo è puntato all'alfa e l'omega, al principio e fine di tutte le cose, Gesù Cristo, che adoriamo quale Re dell'Universo.
Gesù è il RE di questi cieli e terre nuove e qui in terra è venuto ad INAUGURARE il suo Regno (ovvero il Regno di Dio), ma è la prima volta nei Vangeli che si proclama e riconosce quale re, e non è un caso che lo faccia in un processo, davanti ad un governatore straniero, spogliato e umiliato e ormai consapevole che starà per essere ucciso come un comune malfattore. Non ci sono dunque più rischi di AMBIGUITA'.

venerdì 16 novembre 2012

Marco 13,24-32: XXXIII Domenica T.O./B


http://www.diocesismalaga.es/images/albumes/fano/20121118.jpg

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte [...].».

- Il cristiano crede nella FINE DEL MONDO?
Gesù risponde di sì: "tutte queste cose passeranno", ma "le mie parole non passeranno" mai. L'unica cosa non destinata a passare sono le sue parole e ciò che esse indicano e contengono: la sua presenza, l'amore, l'eternità di chi è con Lui.
- Il mondo, così come la nostra vita, passerà, ma ciò non è motivo di terrore come fanno i film catastrofici: è piuttosto motivo di speranza in "terre e cieli nuovi", in un destino di gloria e di comunione, di luce e di amore in cui vedremo faccia a faccia il ritorno di Gesù (la "Parusia"), nostro Re e Signore, in maniera gloriosa.
  > "Guardate il fico" che, dopo un lungo tempo in cui è rimasto spoglio e apparentemente inerte, germoglia: da lì voi sapete che l'estate (e dunque il tempo in cui raccogliere buoni frutti) è vicina: non una immagine di distruzione, ma di vita, di pienezza.

mercoledì 7 novembre 2012

Marco 12, 38-44: XXXII Domenica Tempo ordinario/B

Vignetta: "QUESTIONE DI ACCENTI". Fonte: http://www.diocesismalaga.es/images/albumes/fano/20121111.jpg



















In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
[Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».]

2 vedove povere, capaci però di donare anche la vita stessa, di farsi dono, sono le protagoniste delle letture ascoltate.


Il brano del V è composto da due parti che mostrano entrambe il volto profetico di Gesù:
-          la prima parte mostra Gesù che, come vero profeta, ha il coraggio di denunciare il male e l’ipocrisia, soprattutto nascoste dietro facciate di religiosità, di fede.
o        è già odioso costatare quanti hanno fatto della vita uno spettacolo, una passerella, ma insopportabile è che tale stile si riscontri nella Chiesa, nelle nostre chiese. Che coloro che hanno a che fare con Dio lo riducano ad una cosa da fare, ad un oggetto di cui servirsi. Invece di servire Dio facendosi servi dei fratelli, c’è chi (e non è lontano da noi) si servono del loro ruolo per essere serviti e riveriti, per cercare potere, per sfruttare i poveri, per apparire agli uomini, dimenticando che ciò che conta è come ci guarda Dio che fa verità su di noi.

Siti liturgici: elenco

http://www.omelie.org/
liturgia domenicale in rete – letture – omelia – liturgia

http://www.chiesacattolica.it/cci_new/liturgia_new.jsp?data
Liturgia del giorno

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20081019.shtml
Liturgia del giorno

http://www.lachiesa.it/liturgia/
calendario liturgico – calendario romano – mistero liturgico

http://www.diaconia.it/asp2/index.html
Commenti alle letture domenicali.
Ricerche per domenica, festa, brano biblico, argomento, data ecc.
Testi scaricabili e modificabili per uso pastorale

http://liturgia.silvestrini.org/
Liturgia della settimana


http://www.musica-sacra.it
E' possibile scaricare e stampare il "Foglietto della Messa" ogni settimana completo di letture, Vangelo, parti mobili e ritornello del Salmo in musica per la distribuzione ai fedeli e l'utilizzo gratuito durante le celebrazioni. Il Foglietto ha un formato A4 stampato fronte retro ripiegabile

http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/01-annoA/index_A-2011.html
letture e meditazione

http://www.iqt.it/evangelo/letturevangelo/
letture della domenica e commento al vangelo

http://www.stpauls.it/domenica/
il foglietto LA DOMENICA Periodici San Paolo

http://www.qumran2.net/parolenuove/
I commenti della prossima festa liturgica. Archivio dei commenti per Vangelo e per autore

http://www.qumran2.net/
Materiale pastorale on-line
: la prima banca dati di materiale per la pastorale on line dal 25 novembre 1998
http://www.proclamarelaparola.it/
La liturgia del giorno con traccia audio e su file mp3.

http://www.proclamarelaparola.it/bibbia-in-mp3/
La Bibbia in formato .mp3

http://www.zammerumaskil.com/vangelo.html
Il Vangelo della Domenica commentato dai laici (collaboratori laici di Zammerù Maskil)

http://www.maranatha.it/
Il Vangelo del giorno

http://www.netcrim.org/public/biblio_bibbia.asp
i libri della Bibbia

http://www.bibbiaedu.it/
Bibbia on-line

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la sacra Bibbia

http://www.laparola.net/letoggi.php
La liturgia del giorno

http://www.laparola.it/laparoladioggi.php
La parola del giorno

http://www.elledici.org/liturgia/
Il sito dell'editrice salesiana Elledici offre sezioni tematiche di approfondimento e una ricca libreria virtuale dove effettuare ricerche e acquisti on-line.

http://www.christusrex.org/www2/art/
Una galleria delle più famose opere artistiche a soggetto cristiano, di autori quali Caravaggio, Giotto, Masaccio e altri. E una sezione dedicata agli Angeli nell'arte.

http://www.vangelodelgiorno.org/main.php?language=IT
Vangelo del giorno

giovedì 1 novembre 2012

Marco 12,28b-34: XXXI domenica del Tempo Ordinario (B)

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima [...]". Il aecondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».

Uno scriba che ha appena ascoltato la discussione di Gesù con i sadducei a proposito della resurrezione dei morti e ha apprezzato la sua sapienza, si avvicina a lui per chiedergli:“Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Domanda che nasce da un’esigenza assai diffusa nell’ambiente religioso del tempo di Gesù: operare una sintesi dei 365 precetti di Dio presenti nella Scrittura, così da giungere all’essenziale, a ciò che costituisce l’intenzione profonda del “cuore” di Dio, della sua offerta di vita e di senso agli uomini.
Gesù risponde rinviando lo scriba a una parola contenuta nella Torah: “Il primo comandamento è: “Ascolta, Israele! Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Dt 6,4-5)”. Egli sta citando la professione di fede ripetuta tre volte al giorno dal credente ebreo, quella che prende il nome dalle parole con cui si apre: “Shemà Israel”, “Ascolta, Israele!”. Questa preghiera rivela che l’ascolto ha un primato assoluto, è la modalità di relazione decisiva dell’uomo nei confronti di Dio: l’ascolto obbediente è il fondamento dell’amore. Anzi, le parole del Deuteronomio riprese da Gesù sembrano addirittura tracciare un movimento che dall’ascolto (“Ascolta, Israele”) conduce alla fede (“Il Signore è il nostro Dio”), dalla fede alla conoscenza (“Il Signore è uno”) e dalla conoscenza all’amore (“Amerai il Signore”).

lunedì 29 ottobre 2012

Matteo 5,1-12: Solennità di tutti i Santi


Solennità di tutti i Santi: Beati voi!

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
(dal Vangelo di Matteo 5,1-12)


Due immagini:
a. Se S.Paolo decidesse di scriverci una lettera, probabilmente l'indirizzerebbe ai Santi che sono presenti nelle nostre celebrazioni. E, chiaramente, non si rivolgerebbe alle statue e ai dipinti che troviamo in Chiesa, ma a noi, Santi per vocazione, per chiamata.
Dio ci ha creati affinchè viviamo in comunione con lui e tra di noi, affinchè viviamo una vita piena, felice, beata. In una parola Santa: Santa così come la sua vita è Santa.

giovedì 25 ottobre 2012

Marco 10,46-52: XXX Tempo Ordinario Anno B

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico (...) il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (...).
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!» (...) Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


C’erano due gemellini, un maschietto e una femminuccia, così intelligenti e precoci che, ancora nel grembo della madre, parlavano già tra di loro. La bambina domandava al fratellino: “Secondo te, ci sarà una vita dopo la nascita?”. Lui rispondeva: “Non essere ridicola. Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa al di fuori di questo spazio angusto e buio nel quale ci troviamo? La bimba, facendosi coraggio: “Chissà, forse esiste una madre, qualcuno insomma che ci ha messi qui e che si prenderà cura di noi.”. E lui: “Vedi forse una madre tu da qualche parte? Quello che vedi è tutto quello che c’è”. Lei di nuovo: “Ma non senti anche tu a volte come una pressione sul petto che aumenta di giorno in giorno e ci spinge in avanti?”. “A pensarci bene, rispondeva lui, è vero; la sento tutto il tempo”. “Vedi, concludeva trionfante la sorellina, questo dolore non può essere per nulla. Io penso che ci sta preparando per qualcosa di più grande di questo piccolo spazio”.

I due gemellini non vedono cosa c’è al di fuori della pancia della madre, non vedono neanche la madre. Eppure sentono che qualcuno che li ama c’è (anche se la ragione del maschietto lo portava a negare quanto anche lui percepisce).

venerdì 19 ottobre 2012

Marco 10,35-45: XXIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?» [...].
"TRA VOI NON E' COSI'"

L'insegnamento che Gesù ci sta offrendo in queste ultime domeniche è quello, fondamentale, di una comunità fondata su altri principi e altre norme rispetto a quelle che troviamo nella società umana di ogni tempo: "tra voi non è così", non deve essere così.

Domenica scorsa ci ha parlato dell'uso (e dei rischi) della ricchezza, in quella precedente dell'indissolubilità del matrimonio, prima ancora del rischio di chiusura ("non era dei nostri e gli abbiamo impedito di fare del bene...").

Oggi ci parla della tentazione e della ricerca del potere (un altro dei grandi idoli del mondo), dei primi posti, del dominare e sopraffare gli altri.

Lo spunto è una richiesta che due discepoli, Giovanni e Giacomo (i "figli del tuono", cioè impetuosi e impulsivi), gli fanno con poco tatto: "Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo...concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".

Il modello è quello del mondo: da sempre i capi esercitano il potere dando ordini, pretendendo privilegi, opprimendo i deboli. Gli apostoli attendono il momento che Gesù diventi il capo, il re: non ha forse dimostrato di esercitare una influenza grande, di muovere le masse con il suo potere di fare miracoli, con le parole di vita che scaldano il cuore della gente? Il Messia annunciato non avrebbe fatto piazza pulita dei potenti che da secoli sottomettono il popolo di Dio? E in previsione di questo evento non è forse saggio, o comunque furbo, prepararci dei posti da "ministri", da vice?

giovedì 11 ottobre 2012

Marco 10, 17-30: XXVIII Domenica, Tempo Ordinario, Anno B

Ricchi e ricchezza: "C'è chi dice no. E noi?"
tutto ai poveri (colored)
Vignetta: www.gioba.it

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». (...)
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Il celebre episodio del giovane ricco è presentato da Marco come l'incontro di un "tale" che rimane anonimo (e per sempre sconosciuto) quasi ad indicare che quel tale possa essere chiunque di noi o forse che quel tale ha avuto la possibilità di acquisire una reale identità da questo incontro, ma ha fallito l'opportunità.

Importante è comunque la dimensione dell'INCONTRO: da una parte c'è Gesù che cammina per le strade del mondo (anzi, che apre il cammino, ci indica la strada) e dall'altra quel tale che CORRE incontro a lui, gli si mette in ginocchio, riconosce in Gesù un maestro buono che può dare risposta alla sua inquetudine esistenziale: "cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?".

E' una domanda fondamentale, che può essere tradotta: "cosa devo fare per avere una vita piena, felice, autentica?". E' una brava persona che vive con coerenza le indicazioni date dalla sua religione, ma sente che gli manca qualcosa, che è imbrigliato da qualcosa che lo rende legato.

giovedì 4 ottobre 2012

Marco 10,2-16: XXVII del T.O./B

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
A volte si parla della scelta sacerdotale o della vita consacrata come di scelta "eroica" considerando la rinuncia che ne comporta di sposarsi e di avere relazioni sessuali. Eppure, valutando i dati della società odierna, non risulta oggi ben più eroico e controcorrente decidere di vivere il matrimonio cristiano e di legarsi per tutta la vita con una sola persona?
Chi ce lo fa fare di legarsi per sempre e con fedeltà con una persona? E se poi non ci si ama più? Se conosco un'altra? Se le cose non funzionano?
Ecco allora un panorama di convivenze, separazioni, divorzi... Giorni fa il Papa è tornato sull'argomento denunciando come oggi sia sempre più presente il caso di bambini "orfani" di 1 papà e di 1 mamma, nel senso che ne hanno 2, magari 3, perdendo sempre più punti di riferimento stabili.

giovedì 27 settembre 2012

Marco 9,38-43.45.47-48: XXVI DOMENICA T.O./B

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare (...)».
Tra Mosè e Gesù intercorrono circa 2.000 e così tra Gesù e noi, eppure certe dinamiche si ripetono sempre: anche noi, oggi, viviamo di GELOSIE ed ESLUSIVISMI, incapaci di riconoscere (e di lasciar agire) il BENE là dov'è e di condannare invece il MALE che viene commesso sotto i nostri occhi (senza che noi ci ribelliamo o scandalizziamo).

1L: antefatto: Mosè non riesce più da solo a reggere il peso di un popolo che continua a mormorare e ribellarsi contro di lui e contro Dio. Ecco che il Signore gli offre l'aiuto di 70 "anziani" (anche la parola presbiteri vuol dire anziani) a cui dona il suo Spirito perchè possano svolgere il loro compito.
Come al solito vogliamo fare le cose secondo schemi prestabiliti, secondo riti prefissati, secondo istituzioni ben definite. Chi non ci sta, chi vuol fare diversamente, stia fuori perchè non è uno di noi.

venerdì 21 settembre 2012

Marco 9,30-37: XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli [...] giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Prima lettura: Sap 2, 12.17-20
Salmo Responsoriale Dal salmo 53
Seconda lettura: Gc 3,16-4,3
Vangelo: Mc 9, 30-37
TRA VOI NON SIA COSI'

Domenica scorsa abbiamo lasciato i discepoli che, per bocca di Pietro, riconoscono l'identità di Gesù come il Messia, ma già questa comprensione non era priva di ambiguità e di incomprensioni tanto che Pietro prende da parte Gesù e lo rimprovera, pretende di dargli istruzioni su come fare il Messia, si attende gloria, potere, successo.

Gesù cerca tempo e occasioni per istruirli, per far loro capire il senso del suo essere Messia e dei grandi avvenimenti (la passione, morte e resurrezione) che stanno per coinvolgerli. No, non è il Messia glorioso e trionfante che essi si attendono, ma il Messia annunciato in alcuni brani oscuri della Bibbia che trovano in lui comprensione.

giovedì 13 settembre 2012

Marco 8, 27-35: "E voi chi dite che io sia?"

XXIV Domenica
Tempo ordinario Anno B

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Vedi: http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=125329

Ermes Ronchi:

giovedì 6 settembre 2012

Marco 7,31-37: Gesù e il sordomuto

Mc 7,31-37XXIII Domenica, Tempo ordinario - Anno B
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Dio, in Gesù, è ancora in grado di guarire? Il messaggio di speranza di Isaia non rimane un sogno, un'utopia? In che modo questa è una parola che ci riguarda? Guardando alla realtà che ci circonda, alle tante tragedie anche personali, possiamo anche noi dire “Ha fatto bene ogni cosa?”
Isaia, nella prima lettura, parla agli “smarriti di cuore”, agli sfiduciati, al suo popolo che vive con ovvio scoraggiamento il dramma della deportazione in Babilonia e l'occupazione della propria terra dai potenti di turno. C'era poco da stare allegri!
Eppure a questo popolo urla: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio che ... viene a salvarvi”. E indica la salvezza in condizioni che appaiono un sogno irrealizzabile: gli occhi dei ciechi che si aprono, le orecchie dei sordi che si schiudono, lo zoppo che salta come un cervo...
Da questo popolo umiliato, scoraggiato, indurito scaturisce il Messia promesso capace di realizzare quel sogno impossibile.

mercoledì 5 settembre 2012

Mt 13,3: “Gesù parlava di molte cose in parabole”


JESUS, settembre 2012
Caro Diogneto - 45
Rubrica di ENZO BIANCHI
Gesù parlava di molte cose in parabole

Annota il vangelo secondo Matteo: “Gesù parlava di molte cose in parabole” (Mt 13,3). Sì, parlava di “molte cose” e in “parabole”. Di molte cose significa che Gesù non consegnava formule, verità codificate, ma parlava della realtà, di ciò che è quotidiano, di ciò che accade nella vita di uomini e donne. Mai nei vangeli sinottici Gesù consegna agli altri discussioni teologiche su Dio o formule su Dio, anzi di Dio parla poco… Ne parla solo perché emerga un’immagine diversa da quella preconfezionata trasmessa dai dottori della legge, perché emerga quell’immagine che si poteva riscontrare, leggere, decifrare nella sua vita umanissima e quotidiana, mai straordinaria, mai volta a incantare o a sedurre.
Gesù parlava di Dio nelle parabole senza nominarlo. Non aveva in bocca la parola “Dio”, utile in ogni dialogo, non aveva l’ansia di nominarlo a tutti i costi, parlando di Dio alla terza persona. Nelle parabole – possiamo dire – si trova una parola “non religiosa”, una parola che indicava alla mente degli ascoltatori cose ed eventi umanissimi, terrestri: un fico che mette i germogli in primavera, del lievito che fa lievitare la pasta, un padre che attende e perdona il figlio perduto, un pastore che perde e ritrova una pecora, un agricoltore che semina il grano, dei vignaioli che lavorano una vigna… Parlava di uccelli e di lupi, di perle e di pesci, di sole e di vento, di canne e di piante aromatiche. Racconti, narrazioni in cui Dio non è il protagonista né uno dei personaggi, ma che, una volta ascoltati con gli orecchi e meditati nel cuore, potevano comunque far capire qualcosa dei sentimenti, delle attese, delle azioni di Dio, di quello che Gesù chiamava il Regno di Dio.


Leggi tutto: Gesù parlava di molte cose in parabole di Enzo Bianchi

venerdì 31 agosto 2012

Marco 7,1-8.14-15.21-23: ipocrisia e origine del male

XXII Domenica
Tempo ordinario - Anno B

« (...) "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza»...


A prima vista la questione centrale di questo brano evangelico sembra essere quella della PURITA' ovvero del rispetto dei riti e delle tradizioni antiche.
Quando si parla di purità non si intende parlare di condizioni igieniche, ma di pratiche religiose a cui i farisei, ebrei benestanti particolarmente ligi alle tradizioni, prestavano una cura quasi maniacale.
Si riteneva che il male, ciò che allontana da Dio, provenisse dalle cose esterne, in particolare da cibi e persone ritenute impure. Bastava stare lontano da tutto ciò e rispettare le norme igieniche di purificazione per garantirsi la purezza, la vicinanza e la benedizione di Dio. Il ragionamento era, in sintesi: io non mi contamino e sto a posto.
Oggi potrebbe essere tradotto con la convinzione che praticando particolari riti e devozioni mi garantisco la benevolenza di Dio, una sorta di assicurazione contro le disgrazie che sa più di magia e superstizione che di vera adesione a Dio.
E' questa l'IPOCRISIA condannata aspramente da Gesù: credere di essere a posto solo perchè compiamo i nostri doveri, solo perchè offriamo a Dio preghiere e penitenze (sempre che non siano anch'esse passate di moda).

venerdì 27 luglio 2012

Giovanni 6,1-15: La condivisione è il vero pane

ImageXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

In quel tempo, [...] Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. [...] Alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». [...] Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano [...].


Siamo passati dall’evangelista Marco, che ci guida in quest’anno liturgico, a Giovanni che invece ci viene riproposto in questo periodo estivo per ben 5 domeniche nelle quali siamo invitati ad approfondire il capitolo giovanneo, il 6°, su Gesù pane di vita.

Il capitolo ha uno schema che intende manifestare la vera identità del Cristo. La liturgia la riprende in cinque puntate: Cristo che come Eliseo moltiplica il pane, Cristo che come Mosè offre il vero nutrimento celeste, Cristo che come per Elia è pane di vita, Cristo che nell’eucaristia è carne e sangue, Cristo che solo ha parole di vita eterna. Eventi biblici che indicano in Gesù il Messia promesso.

Abbiamo lasciato Gesù, nelle domeniche precedenti, che inviava i 12 per una prima esperienza missionaria e poi, domenica scorsa, che li ritrovava desiderosi di condividere la loro esperienza e bisognosi di un momento di intimità con Gesù, in un luogo in disparte.

Il progetto di Gesù “falliva” a causa della folla che si era messa a cercarli e che, come pecore senza pastore, provoca la commozione di Gesù il quale si ferma per donare a loro parole di vita.


Qui i racconti si intersecano: Giovanni descrive la folla che raggiunge Gesù incurante del vitto e dell’alloggio, avida di ascoltare la parola del maestro. E Gesù si mise ad insegnare loro molte cose e si fece sera. La folla non si stancava e non si staccava.

giovedì 12 luglio 2012

Marco 6,7-13 (XV del T.O./B)

XV Domenica Tempo ordinario-Anno B
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

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Siamo tutti chiamati, nella quotidianità della nostra vita

Tema principale di queste letture è l’apostolato, la missione a cui ogni cristiano è chiamato: annunciare, condividere ciò che per primo ha ricevuto (gratuitamente).

Prima condizione è dunque RICEVERE, STARE con Gesù: li chiamò perché stessero con lui e annunciassero al mondo intero il Vangelo del Regno di Dio. Gesù ci chiama a sé, per stare con lui, per diventare intimi amici, per ricevere da lui la forza e la passione per Dio e per il mondo. Stiamo con Gesù se lo ascoltiamo, lo preghiamo, cerchiamo di conoscerlo più a fondo (anche, se pur non in maniera prioritaria, intellettualmente). Stiamo con Gesù se condividiamo la sua vita, se ci amiamo come lui ha amato noi, sopportandoci, perdonandoci, sostenendoci, mettendoci al servizio uno dell’altro…

Ma la nostra non è una chiamata intimistica e solitaria: il cristiano non può vivere la sua fede da solo e non può non annunciare, cioè condividere ciò che ha ricevuto. L’acqua che riceviamo dal Cristo è zampillante, è presa dalla sorgente. Non possiamo rischiare di renderla stagnante, ferma, chiusa: il rischio è che diventi putrida, infetta, insalubre.

venerdì 8 giugno 2012

Marco 14,12-16.22-26: CORPUS DOMINI

Santissimo Sangue e Corpo di Cristo – Anno B
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: è la promessa con la quale si chiudeva il Vangelo di domenica scorsa, solennità della SS.Trinità, e il Vangelo di Matteo.
Come mantiene Gesù questa promessa? Come è possibile per lui rendersi presente sempre e ovunque?
La risposta l’abbiamo proprio dalla solennità di oggi: il Ss. Corpo e Sangue di Cristo presente nel pane e nel vino offerti e celebrati in ogni Eucaristia (e dunque in ogni tempo e in ogni luogo).
Gesù con l’ultima cena inventa qualcosa di geniale: trasforma il rito della Pasqua e prende gli elementi più semplici e comuni di questa, il pane e il vino, per rendersi perennemente presente.
L’Eucaristia ha molteplici significati e aspetti che possono essere messi in rilievo e che sono tra loro strettamente intrecciati:
-         è un BANCHETTO, una cena a cui sono invitati tutti i familiari stretti, chiamati a condividere nella gioia un pasto che unisca fraternità, comunione, cibo spirituale.

mercoledì 30 maggio 2012

Matteo 28,16-20: SS.Trinità


Santissima Trinità - Anno B
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Sembra una questione difficile, relegata ai teologi, quella di comprendere cosa sia la Trinità così come, del resto, comprendere la definizione che ne è stata data: un solo Dio in tre persone distinte[1].
Eppure non può essere una cosa da poco conto cercare di capire chi è il Dio in cui crediamo. Da questa ricerca ne consegue la nostra fede e la nostra vita concreta.
Chi è allora Dio e come poterlo conoscere?
Le Scritture non ci offrono definizioni concrete, se non quella fondamentale di Giovanni che ci ripete più volte che Dio è Amore e quella di Gesù stesso che ci parla di Dio come di un Padre. Le Scritture ci invitano piuttosto a fare esperienza di Dio, a metterci in suo ascolto, a lasciarci guidare da lui per poterlo conoscere.

giovedì 24 maggio 2012

Giovanni 15,26-27; 16,12-15: PENTECOSTE

Domenica di Pentecoste Anno B
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio (...). Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Pentecoste è la festa del dono dello Spirito Santo alla Chiesa che inizia, in questo giorno, il suo cammino come Chiesa missionaria, guidata dallo Spirito Santo. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive proprio questo percorso della Chiesa primitiva nel mondo, a partire dall'Ascensione del Signore (celebrata domenica scorsa). Gli Apostoli, rinchiusi, impauriti, orfani del maestro, rinunciatari e rassegnati, si ritrovano improvvisamente pieni dello Spirito del loro Signore che li apre al mondo, dona loro coraggio, entusiasmo (l'etimologia di questa parola è particolarmente interessante: viene dal greco e significa letteralmente "essere pieni di Dio", essere in Dio), dona capacità di scorgere e accettare cose nuove, il desiderio di vivere in comune e di fidarsi, come figli piccoli, di un Padre che li ama.

giovedì 17 maggio 2012

Mc 16,15-20: Ascensione del nostro Signore

Ascensione del Signore Anno B

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


In cosa consiste questa solennità dell’Ascensione?

La Tradizione, e in particolare l’evangelista Luca, ci parla di Gesù Risorto che appare visibilmente per 40 giorni in mezzo ai suoi (ogni domenica!) prima di salire in cielo alla destra del Padre.
Il linguaggio è chiaramente simbolico, ricco cioè di un profondo significato: è arrivato il momento in cui i discepoli non possono più sperare di vedere fisicamente presente il loro Signore, ma questo momento coincide con il mandato missionario: sono loro, e oggi siamo noi, a dover rendere presente e operante nel mondo il Signore.
“Il Signore Gesù fu elevato in cielo…allora essi partirono e predicarono ovunque”.
Il cielo ovviamente non è un luogo fisico, ma spirituale: indica Dio, il Padre: Gesù sale al Padre portando la sua umanità ferita, i suoi incontri, la sua storia in mezzo a noi.
Non c’è più contraddizione o separazione tra cielo e terra perché in cielo c’è l’umanità del Figlio e in terra c’è la sua stessa divinità operante in mezzo a noi. Gesù è ancora oggi presente in mezzo a noi e ciò non sarebbe possibile se fosse ancora limitato dalla sua condizione fisica, umana. E’ ovunque e contemporaneamente presente. E’ questo il significato più profondo dell’Ascensione.

venerdì 11 maggio 2012

Gv 15, 9-17: Amatevi gli uni gli altri

VI Domenica di Pasqua, Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (...)».


È stato notato un fenomeno curioso. Il fiume Giordano, nel suo corso, forma due mari: il mare di Galilea e il mar Morto, ma mentre il mare di Galilea è un mare brulicante di vita e tra le acque più pescose della terra, il mar Morto è, appunto un mare “morto”, non c’è traccia di vita in esso e intorno ad esso, solo salsedine. Eppure si tratta della stessa acqua del Giordano. La spiegazione, almeno in parte, è questa: il mare di Galilea riceve le acque del Giordano, ma non le trattiene per se, le fa defluire in modo che esse possano irrigare tutta la valle del Giordano. Il mar Morto riceve le acque del Giordano e le trattiene per se, non ha emissari, da esso non esce una goccia d’acqua. È un simbolo. Non possiamo limitarci a ricevere amore, dobbiamo anche donarlo. L’acqua che Gesù ci da, deve diventare in noi “fontana che zampilla” (Gv 4, 14).

“Non siamo xni x’ amiamo Dio, ma x’ crediamo che Dio ci ama”
“Metti amore dove non c’è amore e troverai amore”
La Bibbia è come una appassionata lettera d’amore che Dio rivolge a ciascuno di noi”

In continuità con quanto ascoltato domenica scorsa (“la vite e i tralci”) ci parla ancora di rimanere in lui per portare frutto, di lasciarci amare per amarci reciprocamente come lui ha amato noi…

giovedì 3 maggio 2012

Giovanni 15,1-8: la vite e i tralci

V Domenica di Pasqua, Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


L’IMMAGINE usata da Gesù è tratta dalla vita quotidiana (di un mondo contadino) e indica:
* l’UNITA’ profonda che Gesù desidera avere con noi
* l’AMORE del Padre che, come un agricoltore con la sua vigna, ha infinita pazienza, cura, dedizione nei nostri confronti
* la necessità della POTATURA: la vita stessa, con gli incontri che facciamo, con le sofferenze e le difficoltà che ci troviamo a vivere, diventa una potatura continua. Si tratta di vivere tutte queste situazioni con la positività di chi vi riscontra un’OCCASIONE

- Gesù insiste soprattutto sulla 1° dimensione: la necessità di essere uniti con lui, di ricevere LINFA dalla sua vita. Senza di lui NON PORTIAMO FRUTTO. Con lui porta molto frutto.
- Il FRUTTO di cui parla Gesù è ovviamente quello di una vita DONATA, VERSATA come il vino condiviso con i fratelli. Il frutto è quello di un amore sincero, gratuito, profondo. Gesù, donando la sua stessa vita, continua a DARE FRUTTO, è diventato la VITE che permette ai tralci di fruttificare.
- C’è anche in noi la tendenza di voler fare senza di lui, soprattutto nella nostra società “laica” che ha emarginato il nome di Dio, cercando di relegarlo nella sfera privata e personale.
- Una riprova: chi di noi crede veramente nella promessa finale: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Abbiamo fatto tutti esperienza di chiedere cose che non trovavano esaudimento, abbiamo tutti un certo scetticismo nel pensare che Dio intervenga concretamente a nostro favore. Ci siamo abituati piuttosto a darci da fare con le nostre mani, a fare affidamento sulle nostre sole forze o, tutt’al più, sull’aiuto di qualche potente di turno.

sabato 21 aprile 2012

Luca 24,35-48: il Risorto in mezzo a noi

III Domenica di Pasqua Anno B(...) «Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora (...) disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Sperimentare la presenza di Cristo Risorto non è una esperienza privilegiata per poche persone, ma una possibilità per tutti i credenti.

Ma cosa significa fare esperienza di Gesù risorto? E come fare questa esperienza?

Il brano ascoltato chiarisce alcune cose: Gesù risorto
-         non è un fantasma (o un’idea, un sentimento, un personaggio del passato reso presente nella e dalla memoria, non è solo Spirito): “toccatemi e guardate”: un invito a coglierne la concretezza, ma anche a mantenere un rapporto personale, intimo, vicino. “Mangiò davanti a loro”
-         non è un morto rianimato, tornato in vita (come è stato ad esempio per Lazzaro che, dopo la resurrezione, è tornato in vita per qualche anno per poi morire nuovamente): entra attraverso le mura, appare e scompare improvvisamente, non è in continuità con la vita precedente e per questo non viene riconosciuto in maniera immediata, ma conserva i segni della vita precedente (mani e piedi forati sulla croce).
-         E’ corpo spirituale che ha una sua concretezza, ma che travalica i nostri limiti corporei spazio-temporali.

venerdì 13 aprile 2012

Gv.20,19-31: il Risorto e Tommaso

II di Pasqua (B)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù. [...] Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

- II domenica DI Pasqua e non DOPO Pasqua: siamo ancora immersi nel mistero centrale della nostra fede da cui scaturisce ogni realtà: l’EUCARISTIA, la PACE , lo SPIRITO, la COMUNITA ’, i SACRAMENTI…
- La Pasqua , così come la vita stessa del cristiano, ha senso solo nell’incontro con il Crocifisso Risorto, con un Dio vivo che non ci lascia soli e ci da la forza e le motivazioni per affrontare la vita con tutte le sue difficoltà. Dio non è un BURATTINAIO da cui partono ogni nostra mossa e le nostre stesse scelte (per cui risulterebbe lecito incolparlo della sofferenza dei giusti), ma un PADRE e un FRATELLO che ci ama a tal punto da lasciarci nella libertà di sbagliare ma che, se glielo permettiamo, ci sostiene e ci guida e ci chiede di essere le sue mani e i suoi piedi con cui agire anche oggi nel mondo come suoi strumenti di amore e di riconciliazione.
- L’INCONTRO col Dio vivo avviene in COMUNITA’: è questa la chiave di lettura della liturgia odierna, il passo in avanti nel mistero centrale della nostra fede.

domenica 8 aprile 2012

Giovanni 20, 1-9

Pasqua di risurrezione, Anno B
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro (...).

Ermes Ronchi: Cristo Gesù risorge oggi, energia che ascende, vita che germina, masso che rotola via dall'imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pasqua, che vuol dire passaggio ininterrotto dall'odio all'amore, dalla paura alla libertà, dall'effimero all'eterno. Pasqua è la festa dei macigni rotolanti via, adesso, dalla bocca dell'anima. E ne usciamo pronti alla primavera di vita nuova, trascinati in alto dal Cristo Risorgente in eterno.
Io: Nessuna croce e nessun sepolcro possono fermare la potenza dell'amore
“Cristo è veramente risorto, alleluia”: è il grido di gioia dei primi cristiani che hanno sperimentato l’insperabile, l’umanamente incredibile: il loro maestro e Signore è il vivente in eterno, presente, vicino e operante in mezzo a coloro che lo accolgono.
E’ il “primo giorno della settimana”, la domenica, giorno del Risorto, la domenica delle domeniche, il primo giorno della nuova era, quella in cui il Dio con noi vince la morte e testimonia che l’amore è più forte di ogni altro potere. Da quel giorno il Cristo è presente e vivificante ovunque, spiritualmente (e dunque anche realmente), non più umanamente limitato dallo spazio e dal tempo.
“Se Cristo non fosse risorto vana è la vostra fede”: il Vangelo sarebbe una bella idea, il bel racconto di un uomo che ha vissuto ed è morto in maniera esemplare, ma tutto sarebbe finito lì.

giovedì 22 marzo 2012

Marco 9, 2-10: il monte della Trasfigurazione

II Domenica di Quaresima Anno B
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro [...]

Dal DESERTO delle TENTAZIONI la liturgia ci conduce oggi sul MONTE della TRASFIGURAZIONE e se il deserto era il luogo simbolico in cui ogni uomo deve passare per scoprire i propri limiti e il proprio bisogno di Dio, così il MONTE è il luogo simbolico dell’incontro con Dio, della scoperta di come dietro i limiti della nostra umanità c’è una dimensione divina che ci è stata donata e che ci rassicura sul nostro destino eterno.
Siamo cenere e alito divino, esseri terreni e insieme spirituali, divini. Il cammino quaresimale si gioca su questi due estremi rappresentati dai luoghi simbolici del deserto e della montagna: dobbiamo cioè riscoprire, da una parte, la nostra fragilità creaturale, il nostro bisogno di Dio, le scelte che concretamente facciamo, dall’altra il nostro essere figli di Dio, destinati ad un avvenire luminoso, chiamati ad un rapporto filiale fatto di preghiera alimentata dalla Parola di Dio.
Abbiamo così gli elementi o gli strumenti tipici della quaresima:

Giovanni 3, 14-21: Dio ci ama!

IV Domenica di Quaresima, Anno BIn quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio (...)».

Avvicinandoci alla Pasqua la liturgia ci invita ora a guardare in alto: dopo averci stimolato per recuperare gli strumenti della penitenza (deserto delle tentazioni), della preghiera (monte della trasfigurazione) e della carità fraterna (tempio purificato), ora ci invita a guardare a Dio, colui “che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”.
E che Dio ci ama lo ricaviamo dalla 1L (in cui la fedeltà di Dio và ben oltre l’infedeltà degli uomini), dalla 2L (in cui Paolo ribadisce la gratuità senza meriti dell’amore di Dio ricevuto in GC) e dal Vangelo (in cui è Gesù a ribadire come “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”). Dunque tutta la liturgia ci ripete questo messaggio fondamentale, anzi, tutta la Scrittura può essere letta come una lunga e appassionata lettera d’amore di Dio nei nostri confronti.
Il cristianesimo è tutto qui: “noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama”.