sabato 6 agosto 2011

Matteo 2, 13-15. 19-23: FUGA e ritorno dall’EGITTO e dimora a Nazaret

( ) Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Anno A

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Ermes Ronchi:
· Il Natale non è sentimentale ma drammatico: è l'inizio di un nuovo ordinamento di tutte le cose. Non una festa di buoni sentimenti, ma il giudizio sul mondo, la conversione della storia. La grande ruota del mondo aveva sempre girato in un unico senso: dal basso verso l'alto, dal piccolo verso il grande, dal debole verso il forte. Quando Gesù nasce, anzi quando il Figlio di Dio è partorito da una donna, il movimento della storia per un istante si inceppa e poi prende a scorrere nel senso opposto: l'onnipotente si fa debole, l'eterno si fa mortale, l'infinito è nel frammento.
· Le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia: un padre, una madre, un figlio, il nodo della vita, il perno del futuro. Le cose decisive - oggi come allora - accadono dentro le relazioni, cuore a cuore, nel quotidiano coraggio di una, di tante, di infinite creature innamorate e generose che sanno "prendere con sé" la vita d'altri.
· Giuseppe è il modello di ogni credente, in cui la fede e affetti sono forza l'uno per l'altro. Erode invia soldati, Dio manda un sogno. Un granello di sogno caduto dentro gli ingranaggi duri della storia basta a modificarne il corso.
· «Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto». Un Dio che fugge nella notte! Perché l'angelo comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la strada e la data del ritorno? Perché Dio non salva dall'esilio, ma nell'esilio; non ti evita il deserto ma è forza dentro il deserto, non protegge dalla notte ma nella notte.
· Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio parziale, una profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro, di vedere l'orizzonte completo, ma solo «tanta luce quanto basta al primo passo» (H. Newman), tanta forza quanta ne serve per la prima notte. A Giuseppe basta un Dio che intreccia il suo respiro con quello dei tre fuggiaschi per sapere che il viaggio va verso casa, anche se passa per il lontano Egitto; che è un'avventura di pericoli, di strade, di rifugi e di sogni, ma che c'è un filo rosso il cui capo è saldo nella mano di Dio. Giuseppe rappresenta tutti i giusti della terra, uomini e donne che, prendendo su di sé vite d'altri, vivono l'amore senza contare fatiche e paure; tutti quelli che senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno ciò che devono fare; tutti coloro il cui «compito supremo nel mondo è custodire delle vite con la propria vita» (E. Canetti). E così fanno: concreti e insieme sognatori, inermi eppure più forti di ogni faraone.

Io: Famiglia, piccola Chiesa, Sacramento dell’amore di Dio
- All’interno delle festività natalizie, la prima dimensione umana ad essere messa in evidenza è la famiglia.
- L’icona e modello è la famiglia di Nazareth: famiglia povera, emigrante, vittima di un sistema di potere e di violenza che la costringe a cercare rifugio in Egitto. Famiglia che soprattutto segue la volontà di Dio, un Dio che si rivela nel sogno (e ritroviamo qui Giuseppe, il sognatore coraggioso), un Dio che guida l’agire della storia soltanto con la complicità dell’uomo, un Dio che ci chiede di condividere un sogno di amore e comunione e di impegnarsi per realizzarlo con lui.
- la famiglia è uno STRUMENTO prezioso non solo per realizzare il sogno di Dio, ma per mostrare e condividere la stessa natura di Dio che è Amore trinitario, Amore da condividere, Amore che si apre al mondo, che non può essere racchiuso tra 2 persone, ma che coinvolge sempre un 3°.
- Tra le definizioni della FAMIGLIA c’è quella di PICCOLA CHIESA: luogo dove rendere presente Gesù, dove sperimentare e celebrare l’amore reciproco. Quante volte abbiamo evidenziato l’importanza della famiglia per la trasmissione della fede e per la vita di una comunità parrocchiale: se la famiglia inizia e accompagna il figlio sulla strada della fede, quello che è l’impegno del prete e della comunità parrocchiale trova terreno fertile. Viceversa quante volte, quando non c’è la collaborazione della famiglia, nonostante il nostro impegno i ragazzi (e quindi gli adulti di domani) risultano insensibili, quasi impermeabili alla fede (vedi anche il nuovo cammino di Iniziazione Cristiana che parte proprio dal coinvolgimento della famiglia).
- Un’altra definizione che ritengo molto bella è quella che descrive la famiglia come SACRAMENTO dell’amore di Dio, cioè come SEGNO e STRUMENTO dell’amore divino: SEGNO, in quanto può (anzi DEVE) mostrare l’amore di Dio. STRUMENTO in quanto può (anzi DEVE) essere il mezzo più prezioso attraverso cui agisce Dio, attraverso cui si fa presente.
- FAMIGLIA DIVENTA CIO’ CHE SEI: come l’uomo e la donna sono creati a immagine di Dio, ma con molta difficoltà mostrano e vivono ciò che sono, così la FAMIGLIA è chiamata a diventare ciò per cui è stata creata: SEGNO e STRUMENTO dell’amore di Dio.
- Quale forza di testimonianza e di speranza è la FAMIGLIA che mostra l’amore di Dio e per Dio, in cui i coniugi si amano e condividono tale amore con i figli e con le persone con cui entrano in contatto. Una famiglia realizzata nonostante le difficoltà, felice, beata.
- E’ un’UTOPIA? E’ vero che oggi si sottolinea la CRISI della famiglia che sempre più spesso diventa il luogo dei litigi, delle rivalse, delle lotte di potere. Si calcola che la vita media di una famiglia sia di 14 anni e che quest’età, dettata dalle sempre più frequenti e immediate separazioni, sia destinata a diventare sempre più breve. Per non parlare della rinuncia di molti (e sempre più) a sposarsi in Chiesa, a limitarsi spesso alla convivenza. Come poter esprimere in questo contesto quell’amore sponsale che è, per sua natura, eterno e fedele? Come poter fare un patto solenne, davanti a Dio e sancito ufficialmente dalla Chiesa, di amore perpetuo e fedele quando non sappiamo cosa ci riserva il futuro? E’ possibile anche al giorno d’oggi amarsi fin che morte non ci separi?
- E’ vero che l’Istituto familiare è in difficoltà (così come è innegabile che tale crisi trascini i figli e, con loro, coinvolga la società chiamata per il proprio bene a difendere un’istituzione che garantisce alla società stessa di sopravvivere e di evitare problemi sociali sempre più complessi), ma è anche vero che ciò che è “impossibile agli uomini è possibile a Dio”, che la famiglia trovi al proprio interno quella forza (donata da Dio) per sostenerla e attraversare burrasche sempre più dirompenti. In questo senso la famiglia è STRUMENTO dell’amore di Dio: è Dio stesso che l’ha voluta a donargli quegli strumenti per sopravvivere e soprattutto vivere in maniera piena. E’ Dio a garantire l’aiuto. E’ Lui la sorgente che disseta la coppia vittima della routine e della aridità. E’ in Lui che possiamo ritrovare la fonte che ha unito i due: in Lui ritrovare i motivi dell’unione, l’origine dell’innamoramento che deve trasformarsi in amore.
- E San Paolo, quasi riabbassando i toni della nostra discussione, invita concretamente a SOPPORTARCI e a PERDONARCI A VICENDA: l’amore vero è fatto anche (se non soprattutto) da questo: della capacità di sopportarci e di perdonarci. Perché, l’amore tutto COPRE, tutto SPERA, tutto SOPPORTA. E’ una scalata difficile, ma da cui dipende la nostra vita: non possiamo rassegnarci alla mediocrità, non possiamo rinunciare alla lotta, non possiamo arrenderci. FAMIGLIA DIVENTA CIO’ CHE SEI: ne dipende la tua realizzazione e la trasformazione della nostra società, una società troppo spesso priva di Dio (ovvero di amore, di senso) che ha un bisogno urgente di ritrovare i SEGNI e gli STRUMENTI attraverso cui Dio possa mostrarsi e agire, segni e strumenti che ci possano far sperare che amarsi è ancora possibile, restare fedeli è ancora possibile, crescere in un progetto è ancora possibile.
Giuseppe e Maria, nel loro amore pieno di tenerezza e di fatica, ci ricordano che Dio ha scelto di nascere in una famiglia, di sottostare alle dinamiche di coppia e di condividerne le fatiche.

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