lunedì 8 agosto 2011

Luca 4,14-21 + 1,1-4: OGGI SI E' COMPIUTA QUESTA PAROLA

(Mt13,53-58; Mc6,1-6) III Domenica Tempo Ordinario - Anno C

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Ermes Ronchi:
• Luca ci racconta la scena delle origini, scena da stampare nel cuore. Lo fa quasi al rallentatore, per farci comprendere l'estrema importanza di questo momento. «Gesù arrotola il volume, lo consegna, si siede. Tutti gli occhi sono fissi su di lui». Risuonano le prime parole ufficiali di Gesù, «oggi la parola di Isaia diventa carne»: si chiudono i libri e si apre la vita. Dalla carta scritta al respiro vivo. Dall'antico profeta a un rabbi che non impone pesi, ma li toglie, non porta precetti, ma libertà.
• L'umanità è tutta in quattro aggettivi: povera, prigioniera, cieca, oppressa. Sono i quattro nomi dell'uomo. Adamo è diventato così, per questo Dio diventa Adamo. Con quattro obiettivi: portare gioia, libertà, occhi nuovi, liberazione. E poi con un quinto perché spalanca il cielo, delinea uno dei tratti più belli del volto di Dio: «proclamare l'anno di grazia del Signore», un anno, un secolo, mille anni, una storia intera fatta solo di benevolenza, perché Dio non solo è buono, ma esclusivamente buono, incondizionatamente buono.
• I primi destinatari sono i poveri. Sono loro i principi del Regno, e Dio sta alla loro ombra. È importante: nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. La Buona Notizia non è una morale più esigente o più elastica, ma Dio che si china come madre sul figlio che soffre, come ricchezza per il povero, come occhi per il cieco, come libertà da tutte le prigioni, come incremento d'umano.
• Dio non mette come scopo della storia se stesso, ma l'uomo; il Regno che Gesù annuncia non è un Dio che riprende il potere su una umanità ribelle e la riconduce all'ubbidienza, per essere servito, ma il Regno è un uomo gioioso, libero da maschere e da paure, dall'occhio luminoso e penetrante, incamminato nel sole. Un sublime capovolgimento. Dio dimentica se stesso, non di sé si ricorda, ma di noi: non offre libertà in cambio di ossequio, ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.
• La parola chiave del programma di Gesù è libertà, ripetuta due volte. Come mi libera Cristo? «Cristo è dentro di me come una energia implacabile, fintanto che tutto il nostro essere non diventa luminoso; dentro di me come germe in via di raggiungere la maturazione; come un sogno di pienezza di vita, indomabile e attivo, un desiderio di libertà» (G. Vannucci); come un lievito mite e possente che trasforma il mio pianto in danza, il mio sacco in veste di gioia.

Io:
- Il tema centrale di questa liturgia è la Scrittura, la Parola di Dio celebrata, vissuta e testimoniata. Gesù ci offre l'esempio più importante, proprio all'inizio del suo ministero pubblico così come viene descritto da Luca: dopo aver riscosso un grande successo a Cafarnao per le parole e i miracoli compiuti, torna nella sua cittadina dove, come al suo solito, partecipa alla liturgia nella Sinagoga.
- "Come al suo solito" Gesù, così come ogni buon ebreo, partecipa ogni sabato alla liturgia e non una volta ogni tanto, quando ha voglia, quando non ha fatto tardi la sera prima, quando non ha troppi compiti da fare. Ha studiato, come ogni buon ebreo la Scrittura. Ha imparato l'ebraico per poterla leggere e comprendere nella sua lingua originale. Conosce molti passi a memoria perchè è una mappa per la vita, una "lampada per i nostri passi". In Sinagoga viene letto un brano della Legge (del Pentateuco, ovvero di uno dei primi 5 libri della Bibbia). Un incaricato sceglie dai Profeti un altro brano da accostargli e inizia a commentare e spiegare quanto ha letto.
- Gesù ci insegna a prendere sul serio la Scrittura, a metterla come fondamento e come alimento della nostra fede, anzi, della nostra vita. La Scrittura và APERTA, LETTA, STUDIATA, COMPRESA, CONTEMPLATA- PREGATA e soprattutto VISSUTA e TESTIMONIATA.
- Và APERTA e LETTA: abbiamo nelle nostre case una Bibbia? La risposta non è poi così scontata! Quante volte, nell'ultimo anno, l'abbiamo aperta e letta? Quante volte rischiamo di metterla nella libreria e lasciare che si impolveri! L'ignoranza della Scrittura - scrive San Girolamo - è ignoranza di Dio!
- Và STUDIATA e COMPRESA senza cadere nelle interpretazioni soggettivistiche, emotive ("a me dice che..", "sento che...") c'è un messaggio oggettivo che và compreso; così come non dobbiamo cadere nel fondamentalismo del passato: "è scritto così, dunque deve essere così perchè la Bibbia non può contenere errori. Contiene la verità, ma la esprime con un linguaggio e con un simbolismo che è proprio delle persone del tempo (oggi noi usiamo dire: "quello è nato con la camicia" per dire che è fortunato, ma chi non appartiene alla nostra cultura potrebbe pensare che non siamo normali a credere che uno possa uscire dal grembo materno con la camicia incorporata). Per questo non possiamo accontentarci di leggerla, ma dobbiamo conoscere più a fondo il tipo di linguaggio che usa, il contesto, i destinatari...
- Và CONTEMPLATA e PREGATA: il contesto dei brani ascoltati è quello di una assemblea liturgica, di una comunità radunata da Dio e per Dio che con partecipazione (1° L) e attenzione (V: "gli occhi di tutti erano fissi su di lui") ascolta la Parola di Dio, PREGA con essa (pensiamo ad esempio ai Salmi che sono a fondamento della liturgia delle ore), CELEBRA essa, dando rilevanza alla Parola, sentendola come il primo alimento (e per questo proclamandola solennemente dall'ambone che considera come la MENSA della Parola), un alimento che và spezzato, a volte ricondotto dal sacerdote ad un cibo più facilmente digeribile. Alla Parola di Dio si risponde con le nostre preghiere che devono nascere dalla vita e insieme da quanto abbiamo ascoltato. La Parola diventa carne nel Figlio, carne che consumiamo come secondo e fondamentale alimento della nostra fede, della nostra dimensione spirituale.
- Và soprattutto VISSUTA e TESTIMONIATA: Oggi questa parola deve trovare COMPIMENTO in noi, deve parlare a ciascuno di noi, deve dirci non solo cosa è bene (per noi) fare o non fare, ma soprattutto rimetterci in cammino dietro al Signore, farci toccare con mano l'amore di Dio, la sua premura di Padre e di Madre.
- Gesù fa propria la Parola di Dio, la vive e la testimonia fino in fondo, trasformandola in vita, in una vita credibile e coerente. E' vedendo Gesù in Croce che ci ricordiamo di non essere di fronte ad una teoria astratta e lontana, ma di fronte ad un progetto di amore che ci coinvolge e che ci chiama ad essere, come comunità, spose dello Sposo, ad accettare e vivere una proposta di amore nuziale, cioè fedele, eterno, esclusivo, totalitario.
- Gesù è il vero ESEGETA, cioè colui che sà interpretare ed attualizzare la Scrittura. Tutto ciò che è scritto fa riferimento a Lui come suo compiemento. Allo stesso modo tutto ciò che è scritto deve trovare compimento OGGI, IN NOI. Gesù legge le parole di Isaia come rivolte ad ogni uomo, capaci di descrivere la desolazione dell'umanità che si è sempre più ridotta a vivere nella POVERTA', PRIGIONIERA, CIECA ed OPPRESSA. E vi legge sè stesso, il suo compito, il suo programma di vita: portare GIOIA, LIBERTA', OCCHI NUOVI, LIBERAZIONE e proclamare l'ANNO DI GRAZIA, cioè il tempo della BENEVOLENZA di Dio, dei suoi doni, della sua accessibilità: un anno eterno, un anno che si spalanca verso l'eternità.
- Scrive Tonino Bello: "Ci vuole bene il Signore, da morire!... Facciamo il proposito di leggere ogni giorno un brano del Vangelo perchè non conosciamo abbastanza la parola di Gesù Cristo. Ci ha mandato una lettera d'amore, bellissimo, e noi l'abbiamo messa nel cassetto senza aprirla. Viviamo quello che lui ci ha detto e allora la vita cambierà, acquisterà un senso diverso".

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